La
sperimentazione del Ministro Moratti:
più mercato, meno cultura
La sperimentazione della
riforma scolastica, proposta dal Ministro Letizia Moratti, è una
pericolosa improvvisazione, che tende a ridisegnare l'impianto scolastico
del nostro paese, anticipando in modo discutibile, i contenuti del
Progetto di Legge non ancora esaminato dal Parlamento.
Una proposta che, se attuata, colpirà duramente la scuola dell'infanzia e
la scuola elementare, cioè proprio il "primo anello" del
sistema formativo e scolastico, compromettendo il diritto dei bambini ad
avere una formazione di qualità.
Questo determinerebbe l'anticipo della frequenza a cinque anni e mezzo
alla scuola elementare e di due anni e mezzo alla scuola dell'infanzia.
Inoltre, il provvedimento sul piano organizzativo non potrà che creare
una grande confusione negli operatori del settore, mettere in difficoltà
organizzative ed economiche gli Enti Locali, ma, soprattutto, genererà
aspettative nelle famiglie che non potranno essere esaudite.
Basta pensare all'impatto sulle strutture, assolutamente inadeguate a
rispondere alle esigenze di bambini di cinque anni e mezzo o di due anni e
mezzo; i bambini dovranno piegarsi a tempi e spazi decisi dai grandi,
dovranno crescere subito e in fretta.
Da non sottovalutare le difficoltà organizzative e gestionali dei Comuni,
che per loro stessa ammissione, come denunciato dall'Anci, sono
impreparati a gestire tali modifiche, tra l'altro in uno scenario di
ulteriori riduzioni economiche, prefigurate dal Documento di
Programmazione Economica e Finanziaria, predisposto dal Governo.
Una proposta, quella del Ministro, che respingiamo: perché risponde solo
a criteri economicistici; perché è imposta alla scuola senza
considerarne l'impatto, perché il suo vero scopo è quello di
depotenziare la scuola pubblica a favore di quella privata.
Roma, 8 agosto 2002
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