COMUNICATO CONGIUNTO |
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Con l'inizio di settembre, all'approssimarsi della riapertura dell'anno scolastico, appare necessaria una forte iniziativa congiunta della CGIL Scuola e della Funzione Pubblica che dia continuità alle decisioni assunte nel corso del convegno tenutosi a Bologna lo scorso mese di giugno sul tema dei diritti dell'infanzia. Ciò aprendo una vera e propria "vertenza infanzia" che partendo dalle esperienze di qualità delle scuole dell'infanzia e dei servizi educativi dello Stato e degli Enti Locali, rilanci il ruolo della scuola pubblica a fronte del progetto del Governo di un suo ridimensionamento in termini di tagli agli organici ed ai finanziamenti, nonché di riforma dei cicli. La vertenza si articolerà, in questa fase, essenzialmente al livello locale perché in quella sede, sui tavoli dei patti territoriali, sarà possibile dimostrare l'illogicità della scelta di anticipare l'ingresso alla scuola dell'infanzia a due anni e mezzo, e alla scuola elementare a cinque anni e mezzo, sia sul piano dell'opportunità educativa che del modulo organizzativo. In quest'ambito sarà essenziale, per il seguito della nostra iniziativa, il rapporto che stabiliremo con le associazioni dei genitori e le intese che ne scaturiranno per respingere il tentativo in atto di rendere "flessibile" ed aleatorio il confine dell'identità istituzionale ed organizzativa del servizio scolastico, quasi si trattasse di un servizio di parcheggio del bambino a domanda individuale e non di un'istituzione educativa rivolta a tutti i cittadini. Si tratta quindi di sviluppare e potenziare l'attuale modello educativo pedagogico non alterandone le caratteristiche in termini d'attenzione alle dimensioni affettive, cognitive e sociali dei bambini dai tre ai sei anni; di equilibrare la successione di momenti educativi in modo da garantire serenità, distensione, ricorsività e progressività delle situazioni d'apprendimento; di graduare l'incontro dei bambini con i sistemi simbolici, con la cultura e le forme di rappresentazione, attraverso l'organizzazione di una situazione didattica regolata dalla regia "riflessiva" degli adulti. L'anticipo, ed il conseguente assetto della scuola dell'infanzia, sia pubblica sia paritaria, non deve diventare lo strumento utilizzato per mascherare l'incapacità del Governo ad affrontare e risolvere i veri nodi della riforma nei livelli scolastici successivi, in primis quello dell'estensione dell'obbligo scolastico e la questione della scuola di base. Tutto questo significa, sul piano del merito e nell'imminenza del nuovo anno scolastico, l'apertura di tavoli di confronto in sede locale che vedano insieme i sindacati delle categorie interessate con i diversi soggetti istituzionali al fine di definire: 1. Una comune pronuncia riguardo all'inopportunità di un anticipo
dell'ingresso alla scuola dell'infanzia a due anni e mezzo e alla scuola
elementare a cinque anni e mezzo;
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