VERTENZA INFANZIA

Documento esplicativo della vertenza



La presentazione da parte del Governo delle nuove linee-guida sul Welfare (Libro Bianco) liquida sostanzialmente la legge quadro del 2000 sull'assistenza, proponendo un'idea di sussidiarietà intesa come un vero e proprio arretramento del pubblico che eroga servizi, a favore di una centralità della famiglia e di un ruolo, altrettanto centrale, del privato sociale.

Si abbatte per questa via la faticosa costruzione del Welfare universale, dai contorni nitidi e dai diritti certi, che affermava la risorsa umana come valore della società e la persona come soggetto centrale nell'assunzione dei bisogni e delle tutele che lo stato eroga.

Nel libro bianco si assume a priorità la crescita demografica quale "investimento di prodotto", senza affrontare i processi di impoverimento della società italiana colpita dagli effetti che il declino economico del paese produce in termini di occupazione e mancato sviluppo e tutto questo mentre lo smantellamento generalizzato del sistema di tutele e diritti (previdenza, salute, assistenza e istruzione), colpiscono profondamente proprio quelle nuove generazioni che rappresentano il futuro della società e del paese.

In questo contesto l'infanzia regredisce a condizione assistenziale. I diritti delle bambine e dei bambini in un periodo molto delicato della loro vita, che va della nascita all'inserimento scolastico, viene relegato a "dovere" per le famiglie di accudire i propri figli e poiché le famiglie sono composte da individui che lavorano il senso dell'accudire deve essere teso a favorire l'entrata e la permanenza dei genitori nel mondo del lavoro: lo Stato fa propria questa esigenza. Gli asili di condominio e gli asili aziendali rappresentano cosi nel Libro Bianco del Welfare l'intervento centrale delle politiche sociali ed economiche del governo. Scompare in questo modello produttivistico dell'infanzia ogni condizione pedagogica, educativa e formativa delle nuove generazioni e il bambino e la bambina assumono la condizione sociale di "prodotto di nuova generazione" e la denominazione di "forza competitiva della società"

Di stesso segno la legge Moratti. La riapertura delle iscrizioni per "l'anticipo", in assenza di condizioni strutturali idonei, rischia di trasformare la funzione educativa della scuola dell'infanzia in mera custodia.

Contro questo disegno è necessario riaffermare una proposta organica e complessiva di Welfare che scardini radicalmente questi propositi regressivi del Governo.

La Federazione Formazione e Ricerca, le categorie della Scuola e della Funzione Pubblica hanno assunto con priorità questo compito, ricostituendo il gruppo di lavoro sull'infanzia che in questi anni ha lavorato con efficacia su questa risorsa.

Da una prima discussione si è ravvisata l'urgenza di elaborare alcune linee programmatiche da far vivere nell'attività sindacale dell'organizzazione ad ogni livello e struttura sia essa confederale che di categoria.

E' necessario, a nostro avviso, definire in ogni territorio (nazionale e regionale) percorsi di iniziativa e sensibilizzazione su queste tematiche aprendoci alla società civile, agli operatori ma soprattutto ai genitori non solo in quanto fruitori dei servizi, ma quali soggetti responsabili della relazione educativa tra adulto e bambino; rilanciare politiche locali per l'infanzia e l'adolescenza che diano il via o rinsaldino il confronto, la condivisione e un nuovo patto tra amministratori, dirigenti, coordinatori, personale dei servizi e della scuola dell'infanzia, genitori, gestori privati, organizzazioni sindacali e cittadini per servizi di qualità.
La legge 1044/71, istitutiva dei nidi comunali, è stata una grande conquista strappata al governo da una forte mobilitazione di massa, operata dalle organizzazioni sindacali e dai movimenti femminili, in particolare dall'associazione delle donne italiane (UDI), in tempi non certo facili.

Particolare importanza quindi riveste la nostra proposta non solo contro, ma per una società basata sui diritti universali e sulla crescita qualitativa delle nuove generazioni.

Su questo progetto è necessario spendere le nostre strutture territoriali confederali impegnandole alla definizione di un modello alternativo territoriale che faccia leva su tutti gli strumenti legislativi e contrattuali a disposizione per l'apertura di tavoli di confronto con le Regioni per la definizione dei Piani Territoriali per i diritti dell'Infanzia. Va rivendicata a Regioni e EE.LL una politica complessiva a favore delle nuove generazioni che non sia scissa dalla politica degli e per gli adulti.

E' necessario ricostruire le coordinate di una politica per l'infanzia a partire delle varie fasi della crescita considerando i bisogni, gli sforzi ed i tempi necessari allo sviluppo individuale e sociale. Individuare itinerari della crescita, della formazione e della socializzazione delle persone come luogo di prevenzione del disagio e di rafforzamento delle identità, di sviluppo del benessere e della cultura, di misura dell'efficacia politica ed amministrativa nella gestione degli spazi e dei tempi che abitiamo. Con queste azioni si debbono combattere tutte le forme di precoce esclusione sociale delle bambine e dei bambini che si realizzano sempre laddove gli interventi si qualificano per la loro inadeguatezza e superficialità, ogni qualvolta cioè il modello economico e sociale non è indirizzato allo sviluppo qualificato della crescita delle persone, e nello specifico di bambini e bambine. Piaghe quali la violenza, il lavoro infantile, la dispersione scolastica, la prostituzione minorile, richiedono interventi seri e ben concepiti.

Ecco perché, oltre all'intervento sul disagio (assistenza economica e domiciliare, affido familiare, accoglienza in strutture di tipo familiare ecc.) e' necessario investire nello sviluppo qualitativo sociale ed ambientale. Se nelle nostre città cominciamo a lavorare perché i bambini e le bambine vivano secondo le loro esigenze ci renderemo conto che in effetti non stiamo lavorando solo per i bambini, ma anche per gli anziani, per gli handicappati, per i poveri e in fondo di lavorare per tutti noi. Assumere il bambino come parametro di cambiamento significa pensare una città più adatta per tutti i cittadini.
Una vertenza che tenga compresenti i diritti dei bambini, del personale dei servizi educativi e scolastici e dei genitori, rilanciando un'idea di bambino competente e costruttore di saperi, di educatore/insegnante attento al cambiamento e alla costruzione di intenzionalità e significati condivisi collegialmente e di genitore attivo e partecipe del processo di crescita del figlio e degli altri bambini.

Approccio territoriale integrato

Uno degli aspetti maggiormente efficaci è la ricerca del collegamento tra i vari attori pubblici e privati che si occupano dell'infanzia e dell'adolescenza. Le più eterogenee risorse della società, degli EE.LL, della scuola, dell'associazionismo e della cooperazione, devono entrare in relazione tra loro per la definizione di una politica unitaria e di un sistema integrato di interventi a vantaggio dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze. Solo la promozione di tale sistema può portare ad una effettiva rete capillare di servizi collegati con le politiche della scuola, dell'ambiente, della casa, della sanità e del territorio.

E' necessario richiedere agli EE.LL uno sforzo di progettazione e gestione partecipata, attraverso la stipula di accordi di programma tra i diversi protagonisti che contribuiscono alla realizzazione dei PIANI TERRITORIALI DI INTERVENTO.

PERCORSO

Gli enti locali debbono, previo confronto con le parti sociali :
- realizzare un efficace patto di collaborazione o di coordinamento, coinvolgendo nella fase di progettazione dei piani territoriali altri enti pubblici quali la direzione regionali MIUR, le Aziende Sanitarie locali, i centri per la giustizia minorile ed altri eventualmente presenti nel territorio anche attraverso lo strumento della Conferenza dei Servizi di cui faranno parte anche le forze sociali,
- assicurare la partecipazione delle organizzazioni non lucrative e di utilità sociale nella definizione degli stessi piani,
- Individuare e finalizzare le risorse.

Va quindi sollecitata e rivendicata alle Regioni l'azione programmatoria e legislativa specifica di loro competenza. Previa definizione e approvazione del Piani regionali di sviluppo, Piani Sanitari e Socioassistenziali vanno approvati con atto formale (delibera di Giunta e di Consiglio) gli Ambiti territoriali di riferimento.

Gli EE.LL appartenenti a questi ambiti territoriali sono chiamati a
elaborare ed attuare i Piani Territoriali di intervento nei quali:
- individuare le linee di indirizzo
- svolgere funzioni di lettura dei bisogni dei bambini e delle famiglie
- dare le indicazioni delle priorità
- definire la destinazione delle risorse
- individuare i criteri generali di spesa
- assegnare i budget di ambito
- definire i livelli di esigibilità e di valutazione della qualità e gli strumenti di verifica

I servizi educativi, la scuola per l'infanzia

In questo quadro fondamentale importanza ricopre la questione educativa.

I processi di mobilità delle persone, un lavoro che si fa sempre più professionale e flessibile, il rapporto sempre più stretto con il territorio e le sue vocazioni introducono elementi nuovi di apprendimento individuale e collettivo ; affermano la necessità di una crescita educativa in cui l'apprendimento scolastico non e' forma esclusiva.

I servizi educativi, la scuola per l'infanzia sono in questo senso il punto di partenza della formazione per tutto l'arco della vita.

Da qui il bisogno di una riforma generale del sistema di istruzione che inserisca la scuola dell'infanzia nel nuovo sistema di istruzione e formazione del Paese e la necessità di battersi a ogni livello per l'affermazione generalizzata della scuola per l'infanzia che risponda a chiari indicatori di qualità, che apra relazioni con il territorio e con la rete dei servizi integrati.

Recuperiamo per questa via e con il sostegno normativo delle Regioni l'obiettivo della frequenza obbligatoria dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia, il sostegno ai progetti in continuità che rappresentano l'alternativa all'anticipo. Valorizziamo il ruolo degli Istituti comprensivi e riuniamo il ciclo unitario di base nel curricolo verticale. Freniamo la deriva adultista che avanza con la frequenza anticipata della scuola dell'infanzia e della scuola elementare. e che presenta tra l'altro non pochi problemi di risorse, di personale e di strutture che graverebbero notevolmente sulla qualità didattica.

In questo ambito il nido non è più servizio assistenziale, né un servizio per madri lavoratrici, ma un servizio educativo per bambini e bambine e come tale valorizzato.

Ridefinire un nuovo modello scolastico integrato può inoltre rispondere all'esigenza del personale precario attualmente impiegato al quale va data certezza di stabilizzazione, e abbattere i tempi delle liste di attesa.

La Famiglia

Particolare attenzione va posta nel ridefinire il rapporto tra scuola e genitori. L'infanzia ha bisogno di politiche complesse che attengono alla scuola, al territorio e innanzitutto alla famiglia. E' necessario recuperare a un dialogo pedagogico i genitori dei bambini e degli adolescenti, prevedere strumenti di collaborazione tra genitori ed educatori nella formazione dei piccoli.

La famiglia è il primo luogo della relazioni e degli affetti, ha un ruolo insostituibile nella costruzione della personalità e dell'identità del bambino, particolarmente importante nei primi mesi e nei primi anni di vita. Questo luogo è esso stessa vittima delle grandi trasformazioni sociali e spesso è incapace di esprimere la propria vocazione genitoriale.

Dunque la famiglia non è un nodo di un sistema a rete di servizi, ma piuttosto un soggetto verso il quale la società ha il dovere di costruire servizi e organizzare tempi della città e orari di lavoro per facilitare le relazioni tra soggetti affinché sia possibile all'interno della famiglia dedicare tempo e spazio a questa relazione così importante tra adulti e bambini.

L'attenzione verso la famiglia e l'infanzia si traduce nella presa in carico di servizi educativi che debbono rispondere a precisi criteri di qualità con rigorose forme di controllo. La flessibilità richiesta e necessaria deve rispondere ai bisogni delle famiglie e di bambini e bambine senza che diminuisca la qualità del servizio offerto.

La cultura educativa maturata dal personale dei nidi, deve diventare patrimonio comune di una rete di servizi articolati secondo le esigenze del territorio (Centri per i bambini e le famiglie, Centri gioco, Ludoteche…) che restano comunque integrativi al nido (servizio per cui si ha una domanda costantemente in crescita) e che rispettano normative e standard già definiti per il nido. E' compito delle amministrazioni locali, che hanno accumulato più conoscenze, esperienze e competenze nel settore dei servizi per l'infanzia accompagnare il crescere di nuove modalità gestionali, anche attraverso forme di incubazione d'impresa, di coordinamento pedagogico e di cura della formazione permanente.

A fronte di mode e tentativi di abbassare i livelli dell'offerta, la nostra attenzione deve mantenere una visione complessiva di difesa del lavoro: i limiti al lavoro notturno e i congedi parentali sono una delle componenti non trascurabili e non superata dal sostegno alla genitorialità (e non possono essere sostituiti da offerte di nidi aziendali), come pure il sostegno ai progetti di genitorialità sociale avviati con la legge 285 e che ora restano senza finanziamenti diretti.

Sui piani regionali di distribuzioni dei fondi della legge 328 e sulle leggi regionali di finanziamento di iniziative affidate a privati deve concentrarsi ogni sforzo per difendere i finanziamenti necessari per il mantenimento e lo sviluppo dei servizi educativi e per evitare che attraverso nuove denominazioni o allocazioni vengano aggirate le conquiste di tanti anni di impegno per servizi rispettosi della qualità della vita dell'infanzia.

Centri per i bambini e le famiglie.

Debbono rappresentare un'evoluzione della cultura matura all'interno degli esistenti servizi per l'infanzia con l'obiettivo di offrire risposte più flessibili alle varie esigenze. Devono rappresentare momento di aggregazione sociale e confronto per famiglie ed operatori, di socializzazione per i bambini, e di sostegno alla genitorialità.

Nido Aziendale

Ripropone l'idea di un servizio per la madre lavoratrice che di fronte alla profonda trasformazione del modello produttivo potrebbe rappresentare una facile soluzione rispetto alla difficoltà che spesso incontriamo nel contrattare nastri orari differenziati e orari di lavoro che permettono di usufruire dei nidi territoriali.

Prevalentemente il nostro intervento deve indirizzarsi nella contrattazione degli orari di lavoro e dei tempi delle città coordinando i servizi a livello territoriale attraverso degli appositi piani di programmazione complessiva dei servizi pubblici.

L'eventuale introduzione dei NIDI AZIENDALI deve scaturire da tale programmazione e rispondere in termini uniformi agli standard qualitativi, ai vincoli ambientali, normativi, legislativi e contrattuali individuati per i servizi territoriali.

Devono cioè rappresentare una estensione e diffusione (e non una sostituzione) dei servizi presenti sul territorio interagendo con le esigenze della collettività : apertura all'utenza esterna, accesso alle liste d'attesa comunali e convenzione con i servizi integrati presenti sul territorio.

Fondamentale il coordinamento contrattuale che deve essere praticato tra R.S.U. aziendali, Categorie di riferimento industria FP. - scuola Confederazione.