POLIZIA LOCALE - UN INVESTIMENTO PER LA SICUREZZA
Definire le competenze, valorizzare il lavoro, qualificare i servizi

NAPOLI - SALA GEMITO

24 GIUGNO 2002

RELAZIONE INTRODUTTIVA 

 


Molti gufi hanno sperato in idiosincrasie capaci di vanificare questo lavoro, che invece ha prodotto il più forte coordinamento della P.L.

Pertanto, ogni mio riferimento all'azione sindacale, sottintende il lavoro svolto dal Coordinamento P.L. FPCGIL  e quindi dalla delegazione nazionale FPCGIL in ambito di rappresentanza Contrattuale.

Un anno fa, in una bellissima manifestazione al Teatro Mediterraneo di Napoli, assumemmo l'impegno, con gli oltre mille lavoratori presenti, di proseguire senza tentennamenti l'azione sindacale per il riconoscimento del ruolo svolto dalla P.L. nelle politiche integrate per la sicurezza urbana.

Parlammo allora dell'errore e del danno causato a tutti gli operatori, dall'affossamento del testo unificato di legge di riforma per la P.L.

Esponemmo la nostra preoccupazione che (di là delle facili promesse elettorali), al danno si sarebbe aggiunta la beffa della sottrazione, in ambito di nuova legge finanziaria, dei cinque miliardi già stanziati per la P.L.

Per sottrarci al tranello delle lunghe e snervanti discussioni teocratiche, invitammo subito Governo e Parlamento a dare un chiaro segnale d'attenzione attraverso provvedimenti specifici che, nel loro insieme, riconoscessero i diritti di questi lavoratori in materia di salario, tutele e percorsi professionali.

Purtroppo, abbiamo azzeccato le previsioni e nessun segnale positivo è sinora giunto.

L'iniziativa d'oggi, che giunge dopo tantissimi confronti tenutisi nel corso di quest'anno sull'intero territorio nazionale, vuole essere non solo una verifica doverosa e coerente del lavoro svolto, ma soprattutto l'impostazione d'ulteriori e nuove azioni di lotta sindacale.

Ad oltre un anno dall'insediamento del nuovo governo per la P.L. nulla è cambiato, anzi molto è peggiorato.

Difatti, oltre alla perdita dei fondi specifici, che avrebbero potuto dare il là all'equiparazione previdenziale con le altre Forze di Polizia dello Stato o divenire un finanziamento specifico per una seria indennità di Polizia Locale, sussiste l'assenza di una discussione sul progetto di riforma.

Siamo costretti su questo punto a fare i conti con un'idea di regionalizzazione della sicurezza, che rischia d'essere dirompente per i lavoratori del settore e i cittadini.

La ricerca di una visibilità a tutti i costi sul tema della sicurezza, la volontà di trasformare un sano decentramento, che avvicini le istituzioni ai cittadini, in un egoistico stato regionale rende difficile qualsiasi seria analisi o confronto.

Aldilà di nebulosi e pericolosi progetti di devoluzione restano le dichiarazioni di Ministri e Parlamentari della Maggioranza quali il Ministro Bossi, il Sottosegretario D'Alì e in ultimo il senatore D'Onofrio, che recentemente ci ha spiegato che i vigili urbani sono un'altra cosa che non c'entra con la Polizia Locale.

Naturalmente l'intero impianto di questo progetto è ben chiaro: scardinare servizi fondamentali resi dallo Stato Unitario e garantiti a tutti i cittadini in eguale misura, per sostituirli con servizi locali resi magari attraverso strutture private.

E' inaccettabile che il diritto allo studio, alla sicurezza ed alla salute possa contrapporre zone economicamente floride a quelle ancora svantaggiate.

Uno dei risultati di questa politica è che mentre il crimine si organizza ben oltre i nostri confini, c'è proposta un'idea dei servizi e dello Stato quasi prerisorgimentale.

Noi crediamo che la Polizia Locale abbia da molto tempo definito nei fatti il proprio ruolo nella tenuta della sicurezza urbana.

Fatto questo a molti non chiaro, come dimostra l'articolo riportato dal quotidiano LA STAMPA il giorno 15/6/2002 nelle pagine della cronaca di Torino ed avente il seguente titolo:

" Interrogazione di Napoli (Forza Italia) al Ministro dell'Interno. Parlamentare attacca l'inchiesta sugli appalti "

L'attacco all'inchiesta avviene, attraverso la contestazione della funzione d'agenti o Ufficiali di Polizia Giudiziaria degli appartenenti alla Polizia Locale, in rapporto ad un'inchiesta condotta dalla P.M. di Torino su presunti casi di corruzione nell'assegnazione delle gare d'appalto e che ha portato all'arresto d'alcuni imprenditori.

Il Parlamentare di Forza Italia chiede di conoscere se i "vigili urbani" siano stati aggiunti a Polizia e Carabinieri presso le Procure, se possono svolgere attività istituzionali al di fuori del comune d'appartenenza e a quale titolo sono legittimati a svolgere attività di P.G., intercettazioni, arresti e perquisizioni.

Non contento, vuole conoscere quale iter formativo ha la P.M. per permettersi d'intervenire nella repressione dei reati tributari ed infine, come mai invece di sprecare i soldi dei cittadini nel perseguire questi reati, non si da la caccia ad assassini, spacciatori e rapinatori.

Speriamo che siano presto colmati i dubbi dell'On. Napoli, magari da quei parlamentari dell'attuale maggioranza che misero la parola fine, oltre un anno fa, all'ipotesi di legge di riforma faticosamente elaborata dalla Commissione Affari Costituzionali e che oggi sarebbe un baluardo in termini operativi, di tutele e di salario.

Governi amici non esistono, noi lo affermiamo da anni e pertanto crediamo solo nella lotta sindacale. Episodi come questo ed altre dichiarazioni precedenti dovrebbero far riflettere molti appartenenti alla Polizia Locale.

Rimandiamo quindi al mittente l'idea di una P. L. in livrea, buon maggiordomo delle Forze di Polizia dello Stato o raccoglitore di tutti quei compiti sgraditi o ritenuti poco qualificanti.

Non siamo i cloni o i servi di nessuno e non intendiamo essere assoggettati al podestà politico di turno.

La P.L. ha una propria specificità professionale che la rende indispensabile in tutte le sfaccettature della vita quotidiana.

La sua presenza nelle zone più degradate, nelle periferie, tra coloro che pagano caramente il disagio sociale, è molto più forte e ben più complesso di chi svolge una mera funzione repressiva.

La città di Napoli è stata da questo punto di vista un vero laboratorio, poiché è riuscita negli anni delle Giunte Bassolino a dimostrare che la P.L. può e deve essere uno strumento di sicurezza per tutti i cittadini, senza mutarne il ruolo ma, anzi, esaltandone la specificità e la capacità professionale.

Quelle Amministrazioni hanno investito sulla P.L. e quindi sulla sicurezza, sia in termini politici sia in risorse economiche.

Il risultato è che il vento di rinnovamento morale, sociale e culturale che ha soffiato sulla città, è stato anche merito dell'impegno e del lavoro degli appartenenti alla P.M. di Napoli.

Con orgoglio rivendico l'impegno ed il costruttivo rapporto instaurato con quelle Amministrazioni, pur nel doveroso rispetto dei ruoli.

Il sindacato non ricerca lo stato di conflitto perenne, ma soluzioni ai problemi dei lavoratori. Il conflitto è spesso figlio di una controparte arrogante incapace di confrontarsi con il mondo del lavoro.

Con lo stesso metodo vogliamo misurare la politica del Governo in rapporto ad una piattaforma rivendicativa chiara e frutto della volontà dei lavoratori.

Siamo ben consci dei mutamenti introdotti dalle modifiche al titolo V della Costituzione.

Questi ultimi non consentono d'ipotizzare una legge quadro o comunque una legge di dettaglio, poiché si andrebbe ad invadere quanto di competenza delle Regioni.

Sicuramente occorre fissare dei principi che evitino la nascita di dicotomie o addirittura contrapposizioni e discrasie operative ed organizzative, tra i vari Corpi in rapporto alla loro appartenenza al territorio di una singola regione, al punto da snaturarne il ruolo e vanificarne l'azione.

In particolare va precisato che alla P.L. non possono essere sottratti quei compiti che la qualificano -vedi l'edilizia o il commercio.

La competenza specifica in questi settori va rafforzata poiché questo rende la P.L. un segmento particolarmente specializzato, capace di lottare sul fronte della sicurezza dove maggiormente e forse più subdolamente oggi il crimine si riversa.

Investire sulla P.L. significa prevedere norme che garantiscano i percorsi di qualificazione ed aggiornamento professionale, attraverso scuole regionali che non siano un'organizzata disorganizzazione burocratica nonché distributrici di docenze ben remunerate, ma strumento serio attraverso cui migliorare la resa del servizio alla cittadinanza.

Noi immaginiamo quindi, un intervento legislativo che indichi con chiarezza il ruolo della P.L. sul fronte della sicurezza urbana, ne chiarisca i compiti e le funzioni, stabilendo nello stesso tempo principi e standard evolutivi in materia professionale.

In particolare sulle competenze statali relative alla P.G. ed alla Sicurezza pubblica, crediamo sia necessario intervenire attraverso la modifica dell'art. 57 C.P.P. che limita la qualità d'agente e d'ufficiale di P.G.

Occorre inoltre incentivare, attraverso le leggi regionali, Comuni e Province ad elaborare specifici progetti territoriali di sicurezza che vedano la Regione assumere un ruolo di propulsione e di verifica nella ricerca di livelli ottimali di sicurezza, almeno per la parte attinente al ruolo della P.L.

In quest'ambito la Regione, pur senza recidere il legame storico e funzionale della P.L. con il territorio comunale e provinciale, può e deve svolgere un'azione importante sia in termini legislativi sia di supporto e d'indirizzo.

Non a caso parliamo di politiche integrate per la sicurezza urbana, poiché siamo convinti che senza il concorso di tanti elementi la vivibilità delle città tende a restare una lontana chimera.

Il presidio del territorio ha senso se diviene la cornice in cui sviluppare attività d'aggregazione sociale e servizi efficienti per tutta la cittadinanza.

La sicurezza vuole quindi intendere, vivibilità e tenuta della legalità in tutte le sue molteplici sfaccettature.

Un importante contributo sul versante della mobilità cittadina e del rispetto delle norme, è giunto in questi anni da una nuova figura professionale: gli ausiliari del traffico.

Con il passare del tempo continuano ad aumentare i compiti di questi lavoratori, senza però che sia stata fatta chiarezza normativa o contrattuale.

In pratica un po' tutti tendono a voler chiedere agli ausiliari prestazioni complesse, senza però fornire la necessaria preparazione professionale e le quote di salario rispondenti al lavoro fornito.

Abbiamo quindi lavoratori allo sbaraglio in un settore importante per la mobilità con conseguenze negative per gli ausiliari, esposti alle ire di tutti, e per la stessa P.L.

Anche sullo specifico tema della sicurezza, intesa quale controllo del territorio ai fini della lotta alla cosiddetta microdelinquenza, abbiamo dovuto ascoltare tantissimi strafalcioni.

Solo coloro che vivono in un altro pianeta possono essere giustificati quand'affermano che è necessario cambiare le norme affinché gli oltre cinquantamila appartenenti alla P.L. possano essere utilizzati contro questi deleteri fenomeni delinquenziali.

Questo per il semplice fatto che il nostro quotidiano lavoro ci vede già da anni in prima linea, nella lotta contro la microdelinquenza e quindi in difesa dei cittadini, quasi sempre i più deboli e dei loro diritti più elementari (ritirare la pensione, fare la spesa, passeggiare di sera ecc.).

Ogni giorno gli operatori della P.L. effettuano il servizio di controllo del territorio, garantendo un'opera di prevenzione e d'intervento, su iniziativa o su delega dell'A.G., ogni qualvolta si è alla presenza di una violazione della norma penale.

Ciò che serve quindi è da un lato risolvere il problema annoso del coordinamento tra le varie forze di Polizia, siano esse statali che locali, e dall'altro garantire alla polizia locale percorsi formativi, modelli organizzativi funzionali, mezzi e strutture.

In questo campo le sinergie tra il ruolo della Regione e quello dei Sindaci e dei Presidenti delle Province è fondamentale per la valorizzazione qualitativa e quantitativa del lavoro prodotto in termini di maggiore sicurezza.

Vi è quindi da parte nostra una visione dello Stato che mantiene le sue responsabilità verso i cittadini tutti, in materia d'O.P. e di lotta al crimine.

Il contributo della P.L. per il raggiungimento di questi obiettivi è molto alto ed avviene quotidianamente, purtroppo, con l'assunzione di rischi connessi alle carenze normative ed organizzative, intollerabili.

Non è quindi necessaria una Legge che ci " trasformi" in operatori di sicurezza, poiché lo siamo già ed a pieno titolo.

Vi è invece bisogno di stabilire con chiarezza ruolo,compiti e funzioni da attribuire alla P.L., in un assetto generale di collaborazione e coordinamento che garantisca pari dignità lavorativa con le altre forze di polizia, ognuna delle quali rappresenta con la propria specificità professionale, una parte rilevante del sistema integrato di sicurezza.

Naturalmente nessun controllo del territorio può essere fruttuoso se non è contestuale ad una politica di riappropriazione della città da parte della società civile.

Bisogna trasformare un concetto di sicurezza prossimo ad una visione militare della società, in uno che sia volano di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale.

Ecco perché la sicurezza non può prescindere da una società che riconosca le proprie storture e si adoperi per eliminarle. Servizi più efficaci, possibilità d'accesso al salario, all'istruzione, la tutela della salute ed una giustizia rapida in cui vi sia la certezza della pena, sono il viatico di una società incanalata su una strada di sviluppo e di vivibilità.

Qualsiasi politica che abbassa i livelli dei diritti nel mondo del lavoro, che nasconde dietro la flessibilità il precariato costante,che ripropone una visione della società con al centro i privilegi dei pochi contro le difficoltà dei molti non può che produrre ulteriori disagi, tipico terreno di coltura di ogni intolleranza.

Dicevamo dell'importante ruolo delle Regioni e della necessità di fissare criteri validi su tutto il territorio nazionale.

Per spiegare quanto quest'assioma sia importante, basti pensare al disegno di legge presentato dal gruppo consiliare ligure della Lega Nord.

Il fulcro di tutto il disegno è una Polizia Locale regionalizzata con a capo un comandante scelto dal Presidente della Regione, il cui unico compito è di impiegare gli agenti specificamente nella lotta all'immigrazione clandestina.

In questo modo, non solo avremmo lavoratori che possono essere spostati senza colpo ferire, dal territorio del proprio Ente in quelli altrui, ma si andrebbe ad esautorare la funzione del Sindaco, democraticamente eletto dai cittadini.

La cosa più grave, però, è che questa struttura con a capo un comandante omologo politicamente a chi lo ha scelto, non serve più a garantire la sicurezza di tutti i cittadini, ma solo alcuni aspetti poco appetibili alle altre forze di polizia.

La P.L. deve poter e dover intervenire ogni qualvolta vi sia una violazione della legge penale indipendentemente se a commetterla sia un bianco, un rosso o un nero o venga addirittura dal regno dei puffi!

La specializzazione e la professionalità della polizia locale, non può essere ridotta ad un livello minimale basato nel rincorrere le prostitute di notte ed i clandestini di giorno.

Ciò significherebbe il divenire una polizia d'infima serie che lascia ad altri, quelli bravi, i compiti specialistici e gli interventi più qualificati.

Il problema dell'immigrazione clandestina esiste e va affrontato, rifuggendo da beceri rigurgiti xenofobi e razzisti ma anche senza sottovalutare i contraccolpi sociali di tale fenomeno, che nella percezione collettiva è sinonimo d'insicurezza.

Meglio vedere il problema ed affrontarlo nell'interesse di tutti i cittadini, italiani o immigrati che siano, anziché lasciare crescere il razzismo alimentato da chi soffia sul fuoco delle paure, dimenticando che gli immigrati sono una ricchezza.

Di certo non consentiremo di trasformare la Polizia Locale in guardie medievali, aventi il compito specifico d'essere persecutrici dei più poveri tra i poveri.

In questo panorama preoccupa ed è intollerabile il non voler rilevare la dicotomia esistente tra il ruolo svolto dalla P.L. al servizio della sicurezza urbana e l'assoluta carenza delle necessarie tutele.

Difatti la P.L. pur intervenendo contro ogni violazione penale ed amministrativa, in ottemperanza ad un medesimo obbligo di legge cogente anche per le forze di polizia dello Stato,rispetto a queste ultime le tutele previdenziali, assistenziali ed infortunistiche sono minimali.

E' sin troppo comodo utilizzare gli oltre cinquantamila operatori in compiti complessi e rischiosi, senza però affrontare gli oneri economici corrispondenti alle mansioni richieste.

Sulla materia delle tutele siamo stati e siamo in prima linea nella lotta per l'erogazione dei fondi necessari al finanziamento di una piena equiparazione previdenziale, assistenziale ed infortunistica con le altre forze dell'ordine.

Così com'è indispensabile il finanziamento, attraverso risorse aggiuntive di quelle previste per il rinnovo contrattuale, di una vera e corposa indennità di polizia locale.

Se ci soffermassimo seriamente ad analizzare il contratto appena siglato per le forze di polizia dello Stato, potremmo facilmente rilevare che la differenza rispetto al nostro Contratto è legata proprio alle tutele ed alle indennità di funzione.

Per il resto, le quote di salario sono rapportate al modello organizzativo territoriale e collegato alla tipologia delle prestazioni lavorative fornite, in altre parole quanto avviene nella nostra trattativa decentrata.

In coerenza con quest'analisi abbiamo contribuito a stilare una piattaforma contrattuale dove le diversità e le specificità professionali presenti nel comparto Autonomie Locali, divengano una ricchezza da valorizzare per la stessa tenuta dell'intero Comparto.

Abbiamo contrapposto alle battaglie ideologiche o peggio ancora, di protezione del proprio orticello un serio percorso di merito, in cui i lavoratori della polizia locale possano riconoscere il proprio lavoro e le rivendicazioni a lui collegate.

Con questa piattaforma, mettiamo alla prova Governo e Parlamento, Maggioranza ed Opposizione sulla loro reale volontà di investire nella sicurezza urbana attraverso lo specifico ruolo della Polizia Locale.

Oggi non vi sono più alibi, le richieste sono chiare. Necessitano solo risposte seguite da idonei provvedimenti coperti dagli opportuni finanziamenti, magari senza vendere la fontana di Trevi.

Le "promesse" elettorali dell'attuale Maggioranza Parlamentare in questo campo sono state vastissime, ci aspettiamo perciò che in coerenza si adottino i necessari impegni di spesa.

Noi poniamo questioni di merito che vanno dal concetto di sicurezza alla qualità del lavoro; ci aspettavamo che altrettanto facesse il Governo attraverso specifiche proposte, cogliamo invece un assordante silenzio.

Senza idonei interventi, i lavoratori della polizia locale sono costretti a supplire alle carenze normative ed organizzative, attraverso la propria abnegazione e lo spirito d'iniziativa.

Fatto questo che li espone a rischi che non rientrano tra gli eventi accettabili per un'organizzazione sindacale.

Uno stato di cose, quindi, inaccettabile cui si aggiunge il problema della tutela della salute degli agenti, minata da stress e dall'inquinamento ambientale, che di certo non rappresenta un argomento residuale bensì una delle discriminanti valutative della bontà di qualsiasi progetto.

Le rivendicazioni suindicate non appartengono al libro dei sogni ma rappresentano le soluzioni ai problemi in cui si dibattono i lavoratori.

Il lavoro svolto dalla delegazione della F.P. al tavolo negoziale lo ha dimostrato. Nel CCNL 14/09/2000, cosiddette code contrattuali, ritroviamo norme che complessivamente tratteggiano il disegno dell'idea strategica di governo dei processi contrattuali che coinvolgono la polizia locale.

Le norme che hanno rivalutato il salario accessorio, rivisitato l'istituto del ticket mensa, consentito l'inquadramento in categoria D di migliaia d'addetti al coordinamento e controllo, sino a giungere alla tutela del posto di lavoro del lavoratore divenuto inidoneo per causa di servizio, testimoniano fatti reali e concreti sulla scorta dei quali intendiamo proseguire.

Il tutto si accompagna alla rivendicazione salariale per l'intero comparto, di rivalutazione dei parametri stipendiali ed a nuovi orizzonti di progressione economica.

E' da segnalare che è stato posto sul tavolo di trattativa anche il problema della progressione di carriera relativa alla specifica struttura piramidale propria dei corpi di polizia locale.

Certo senza lo storno dei cinque miliardi previsti annualmente dalla Finanziaria 2000, oggi avremmo potuto contare tra le cose fatte almeno una delle vertenze rivendicate.

In assenza di fatti concreti e immediati la F.P. CGIL e quindi lo SNAVU non saranno disponibili ad accettare supinamente che il tempo passi e con lui anche questa legislatura, senza che nulla sia cambiato per la P.L.

Siamo pertanto pronti a proseguire la lotta sindacale con nuove e più clamorose azioni di presidio e di sciopero.

Va infine posto l'accento che tutti questi temi non sono rimasti avulsi dalle problematiche generali che si abbattono sui lavoratori.

Anzi, la P.L. è stata in prima linea nelle assemblee e nello sciopero generale in difesa dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

Su questo tema la CGIL è stata accusata di utilizzare il mezzo sindacale per compiere azione politica. Chi lo afferma dimentica che il segretario generale Sergio Cofferati, si è opposto ad ogni riduzione delle tutele dei lavoratori, anche quando il Presidente del consiglio si chiamava, Massimo D'Alema.

Non è un problema di destra o di sinistra, i diritti, così come la sicurezza, non hanno bandiera, appartengono a tutti ed una società civile li estende non li riduce.

Nessuno creda che questo tema non lo riguardi.Nel pubblico impiego il licenziamento senza giusta causa lo si vuole introdurre surrettiziamente attraverso procedure d'arbitrato svincolate dai criteri fissati dal contratto di lavoro.

Con l'impegno giornaliero abbiamo dimostrato che siamo capaci di parlare delle problematiche specifiche, senza dimenticare le responsabilità e i nostri diritti di lavoratori e di cittadini.

Nessuna crescita salariale o professionale è possibile in una società che divarica ed amplia le ineguaglianze, crea precarietà, elimina diritti, sopprime servizi.

Il nostro futuro lavorativo, le conquiste salariali, le tutele e quant'altro passano anche attraverso queste lotte.

Così come sono importanti per la crescita della coscienza sindacale di tutta la Polizia Locale, momenti ed iniziative quali quella di stamattina, che sicuramente la Seg. Generale di Napoli ripresenterà anche nel prossimo anno, rendendolo un incontro stabile, per il giusto e doveroso confronto con i veri tenutari dell'indirizzo sindacale: i lavoratori.

Ringrazio l'amico Gianni Pagliarini Segretario Nazionale Enti locali della F.P, per il rapporto umano e lavorativo creatosi e soprattutto per il lavoro prodotto quale responsabile della delegazione CGIL presso l'ARAN, rimasta sempre ancorata, nelle sue rivendicazioni, alla realtà ed al linguaggio del mondo del lavoro.

Infine, ma non in ultimo, un attestato d'affetto e stima va alla struttura aziendale e provinciale di Napoli , nelle persone di Anselmi e Gragnano, per l'impegno profuso nella riuscita di quest'iniziativa ed a Salvatore Guerriero per essere stato l'artefice del raggiungimento di risultati sindacali in materia professionale e salariale d'assoluto rilievo in otto anni, difficili ma gratificanti, passati a lavorare insieme ed oggi in prestito alla politica, ma sempre presente nell'affrontare le problematiche della categoria e del Sindacato.

Grazie.

Gennaro Martinelli