Fonte: http://www.eurom.it/medicina/mc/mc16_2_21.html

Universita' Degli Studi Di Roma "LA SAPIENZA"
Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni "Cesare Gerin"
BENUCCI Fabio

IL FENOMENO DEL MOBBING: PRELIMINARI INDICAZIONI NELL'AMBITO DELLA VALUTAZIONE MEDICO LEGALE

 

Riassunto

L'Autore analizza, sotto un'ottica medico-legale, il fenomeno, in ambiente lavorativo, del "mobbing", una forma di violenza psicologica messa in atto deliberatamente nei confronti di una vittima designata.

 

Parole chiave: sindrome post traumatica da stress, mobbing.

 

Abstract

The Author analyses, from forensic point of view, the phenomenon, in working place, of the "mobbing", a form of psychological violence carried into effect deliberately in regard of a designed victim.

 

Key words: post traumatic syndrome stress, mobbing.

 

Il termine "mobbing", in inglese "attacco", "assalto", é stato utilizzato dallo psicologo svedese Heinz Leymann, agli inizi degli anni '90, per indicare un particolare fenomeno riscontrato in ambito lavorativo consistente in una forma di violenza psicologica, messa in atto deliberatamente nei confronti di una "vittima" designata.

Esso consiste in una forma di violenza psicologica messa in atto da un superiore o da più colleghi di lavoro nei confronti di una "vittima", la quale è soggetta a continui attacchi e ingiustizie che a lungo andare portano l'individuo ad una condizione di estremo disagio psicologico quando non addirittura ad un crollo del suo equilibrio psicofisico. Il criterio, sia pure arbitrario, per definire il fenomeno è: l'"aggressione" che deve essere frequente, pressoché giornaliera, e durare per un periodo di almeno sei mesi.

 

Fasi attraverso cui si sviluppa il Mobbing

Secondo l'esperienza di Leymann, acquisita nei Paesi del Nord Europa, vengono distinte quattro fasi attraverso cui si sviluppa il Mobbing.

 

Fase 1: segnali premonitori

Non è stato ancora chiaramente definito nei dettagli come si svolga questa fase che sembra peraltro essere molto breve.

Il primo segnale, che non andrebbe sottovalutato, è da ricercarsi all'interno di una relazione precedentemente neutra o addirittura molto positiva (sia tra colleghi che con il superiore) che subisce un brusco cambiamento in negativo. Spesso tali problemi relazionali insorgono quando all'interno del gruppo lavorativo subentra una persona neo-assunta o quando un dipendente riceve una promozione. Può succedere allora che la "vittima" riceva delle critiche sul modo di condurre il proprio lavoro, fino a quel momento rispettato ed apprezzato.

 

Fase 2: Mobbing e stigmatizzazione

È questa la fase del "Mobbing" conclamato; la vittima subisce continui attacchi da un superiore e/o dai colleghi. Le aggressioni pressoché giornaliere hanno lo scopo di danneggiare la persona in questione. In particolare gli attacchi hanno la funzione di:

- ledere la reputazione della &laqno;vittima» attraverso maldicenze, calunnie, ed esponendola al ridicolo;

- impedirle ogni forma di comunicazione, non rendendo più possibile l'espressione, in modo tale da escludere l'individuo dal flusso delle informazioni ed isolandola socialmente;

- renderle impossibile svolgere il proprio lavoro in modo soddisfacente a causa dell'assegnazione di incarichi lavorativi insignificanti e umilianti;

- minacciare la "vittima".

 

Fase 3: il caso diventa "ufficiale"

Quando questa situazione viene riconosciuta e segnalata all'ufficio del personale e viene aperta un'inchiesta, il caso diviene allora "ufficiale".

Molto spesso, però, quando vengono interpellati i colleghi per chiedere informazioni al riguardo, questi tendono a colpevolizzare ulteriormente la "vittima" imputando la causa del problema alla sua personalità, ritenuta debole e fragile, piuttosto che a condizioni esterne oggettive.

 

Fase 4: allontanamento

É a questo punto che la "vittima" è totalmente isolata da ciò che succede nell'ambiente lavorativo; viene dequalifica-ta professionalmente, le vengono assegnati incarichi lavorativi di scarso rilievo e poco gratificanti.

La persona va incontro così ad un lungo periodo di malessere generale, caratterizzato da disturbi depressivi e psicosomatici, tali da indurla a rivolgersi ad uno specialista. A livello lavorativo può sopraggiungere il licenziamento o le dimissioni.

È fondamentale rendersi conto che il "Mobbing" è un sintomo, cioè la manifestazione di un conflitto tra individui all'interno delle organizzazioni; tuttavia questa interpretazione può impedire di cercare altre possibili cause. È dunque di primaria importanza considerare anche gli aspetti organizzativi dell'azienda.

La conseguenza inevitabile e rilevante, a carico della persona, di un lungo periodo di mobbing è la sindrome da stress.

Brady Wilson, uno psicologo clinico americano in uno studio condotto in Arizona su un gruppo di lavoratori vittime del Mobbing, ha concluso che i disturbi di cui soffrivano gli esaminati potevano essere raggruppati nel "disturbo post traumatico da stress", secondo il DSM IV.

Il disturbo post traumatico da stress, come sostenuto nella guida valutativa per il danno biologico permanente, a cura di Bargagna et al., corrisponde ad una "variante dei disturbi d'ansia caratterizzato dalla sperimentazione di uno stato d'animo di particolare risonanza affettiva evocato da eventi estremamente traumatizzanti di cui il soggetto sia vittima o sia testimone o risulti comunque coinvolto (lutto, aggressione violenta, calamità naturali, disastri stradali, ferroviari, mobbing, etc.). La sintomatologia si caratterizza per l'esistenza di un ricordo invasivo (flash-back) attraverso il quale il soggetto rivive l'evento traumatizzante accompagnato da attenuazione della responsività, da ridotto coinvolgimento verso il mondo esterno, da disturbi neurovegetativi, disforici e/o cognitivi, da tendenza ad evitare attività o situazioni che possano ricordare il trauma, da insonnia". L'esordio segue il trauma fisico - o l'aggressione da mobbing - con un periodo silente che può andare da poche settimane sino a qualche mese. L'evoluzione verso la cronicizzazione, rara nei traumatizzati, nei quali vi è tendenza alla guarigione, risulta evento menomativo più frequente nei mobbizzati. In ogni caso è opportuno attendere un congruo periodo di tempo prima di procedere alla valutazione.

Le conseguenze economiche del fenomeno mobbing, come quelle sociali e psicologiche, aggiunte a quelle relative al danno biologico permanente, sono considerevoli e consistono in lunghi periodi di malattia e la necessità di continui interventi da parte dell'ufficio del personale, di dirigenti a vario livello, di personale medico e consulenti esterni. Ciò comporta costi notevoli per l'azienda in termini di produttività ed investimenti nella formazione, per il soggetto in termini di perdita di professionalità e deterioramento della qualità della vita e dell'intera collettività in termini di costi sociali.

I riflessi del mobbing sul rapporto di lavoro e sulla salute vengono definiti a partire dalla sentenza 184/1986 della Corte Costituzionale, dalla dottrina medico-legale e anche dalla giurisprudenza più "evoluta" come danno biologico da "danno psichico".

Il problema legale e medico-legale, contesualmente alla maggiore numerosità dei casi ed alla elevata incidenza, si va ampliando e diffondendo sempre di più; esso ha sia natura giuridico-lavorativa in senso stretto, per l'attinenza con il rapporto di lavoro: violazione dell'articolo 2103 del codice civile, ancora prima della accennata violazione dell'articolo 2087 del codice civile collegata all'articolo 2043 del codice civile; il protrarsi dell'assenza dal lavoro per malattia (e relativi innegabili, ma anche inevitabili costi per la collettività), fino, in taluni casi, al superamento del periodo di comporto con grave pregiudizio per la conservazione dello stesso posto di lavoro; sia anche natura medico e sociale, in quanto comporta il ricorso sempre più frequente del soggetto interessato a cure, psicoterapie e farmaci, come ampiamente sostenuto.

Tornando al danno alla persona, si ribadisce in accordo con quanto sostenuto da Calcagni e Mei, che in ogni "trauma (psichico), il dolore, la sofferenza, l'angoscia, l'alterazione emotiva sono elementi che da impalpabili, soggettivi, conseguenza di un "evento", in ambito psicopatologico rimangono inesorabilmente imbrigliati o costituiscono a volte addirittura l'essenza del disturbo mentale nosograficamente classificabile e, in medicina legale, possono configurare - anche nei casi di mobbing - presupposto di un danno evento, biologico, psichico".

Gli stessi Autori continuano affermando che "le distinzioni di danno psichico quale "danno evento" consistente nell'ingiusta violazione dell'integrità psichica della persona e di danno morale quale "danno conseguenza" perché consistente nel dolore e nella sofferenza apportata dalla lesione per quanto giuridicamente inappuntabile, vanno, in ambito medico-legale, ulteriormente sottolineate ed i campi di competenza inesorabilmente distinti tanto più nel contesto mobbing ove assai problematica è la concretizzazione di una fattispecie di danno all'integrità psico-fisica.

Se il dolore fisico è intrinsecamente legato alla lesione personale, alla menomazione, il danno psichico appare, per converso, la strutturazione acuta o cronicizzata di un primordiale "transeunte perturbamento psicologico" che assume valenza e valore di malattia quando la sofferenza patita, l'angoscia, l'alterazione emotiva diventano disagio personale significativo, configurano quadri nosografici che causano disfunzione lavorativa, sociale".

Nel caso di mobbizzati aiuta la strutturazione il protrarsi nel tempo di atteggiamenti di costrizione psicologica di varia natura. Non è ancora noto un numero di casi sufficiente, giunti a risarcimento, per poter correttamente impostare il problema estimatorio e di danno biologico permanente. Pur tuttavia le iniziali documentazioni consentono di ricompren-dere il danno all'interno del range percentuale efficacemente definito nella guida sopra citata.

Le problematiche medico legali non mancheranno successivamente di interessare anche l'ambito indennitario qualora il fenomeno mobbing venga ad assumere efficace valenza di malattia da lavoro.