Nel 2003 si è aperto un duro scontro tra l'Amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto e la Funzione Pubblica CGIL in relazione al riassetto del Corpo della Polizia Locale.

Uno scontro duro e una vertenza, che è stata oggetto di una nostra campagna di sensibilizzazione nazionale attraverso il nostro sito, che ha dovuto anche misurarsi con provvedimenti disciplinari.

Come si evince dalla sentenza, avevamo ragione noi.

Roma, 15 febbraio 2005
 



ILLEGITTIMO IL PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE AVVIATO IL GIORNO DOPO LO SCIOPERO DEL 19 MARZO 2003. IL COMUNE CONDANNATO A PAGARE LE SPESE.

 

“Tanto tuonò che piovve!” Ben si attaglia tale detto popolare al modo in cui gli addetti ai lavori, e non, hanno accolto la decisone del Giudice del Lavoro di Ascoli Piceno, tanto era parso illegittimo e pretestuoso il grave provvedimento disciplinare adottato dal Comune di San Benedetto del Tronto nei confronti di un suo dipendente. Ricordiamo i fatti: il 19 marzo 2003 il personale della Polizia Municipale era sceso in sciopero per protestare contro il suo accorpamento al settore Anagrafe e per rivendicare, quindi, la propria autonomia. Il giorno 20 marzo 2003 il dirigente dell’Anagrafe-Polizia Municipale Dr. Franco Ruggeri scriveva al dirigente Affari Generali, Dr. Roberto Conti e, per conoscenza, al Sindaco, chiedendo, “Come da intese …”,  che venisse aperto un procedimento disciplinare nei confronti del Magg. Marucci, colpevole di aver esercitato le funzioni di Pubblico Ministero presso il Giudice di Pace senza aver preventivamente ottenuto dall’Amministrazione Comunale di appartenenza l’autorizzazione a svolgere tale compito, pur avendo debitamente informato il Comando. A nulla valsero le precisazioni del Comandante, dei sindacati e dello stesso Marucci in ordine al fatto che tale attività (non subordinata ad alcun compenso) era stata delegata direttamente dal Procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno e di conseguenza l’ufficiale di Polizia Giudiziaria non poteva in nessun modo disattenderla dovendo rispondere, sotto tale qualifica, non più all’Amministrazione di appartenenza ma direttamente all’Autorità Giudiziaria. Precisazioni inutili. Al dipendente furono comminati tre giorni di sospensione dal servizio e dallo stipendio (sanzione gravissima oltre la quale il Contratto prevede solo il licenziamento!). Non solo; il Dr. Conti confermava la piena ed improcrastinabile esecutività della sanzione anche in pendenza di ricorso. Ora il Giudice del Lavoro del Tribunale di Ascoli Piceno, dr. Piergiorgio Palestini, nella sentenza depositata l’11 agosto 2004, e passata in giudicato lo scorso novembre, afferma che “… il Magg. Marucci ha fatto pienamente e lodevolmente il suo dovere mentre il Comune di San Benedetto del Tronto ha illegittimamente preteso di esercitare nei suoi confronti poteri (autorizzatori) del tutto inesistenti.”  ed oltre a dichiarare “la sanzione disciplinare del tutto illegittima” tanto che “ … riesce persino difficile rintracciare le fonti normative di rilievo”, condanna il Comune a pagare le spese del giudizio per complessivi Euro 2.663, 53! Si legge ancora che “… data la gravità dell’episodio e delle conseguenze sul piano professionale e personale del ricorrente (Marucci), è evidente il suo perdurante interesse al riconoscimento della illegittimità originaria dell’addebito disciplinare”.

Alla luce di quanto sopra si ritiene necessario che l’Aministrazione Comunale faccia definitiva chiarezza sui motivi che hanno indotto ad instaurare due procedimenti disciplinari nei confronti di altrettanti ufficiali della Polizia municipale il giorno dopo un legittimo sciopero e di spiegare come sia possibile che una formale richiesta di apertura di procedimento disciplinare si apra con l’inciso “Come da intese..”. Quali intese?! Chi, quando e come ha deciso a tavolino il ricorso allo strumento disciplinare?! Chi si è vantato per aver contrastato con mezzi intimidatori l’azione di protesta e di lotta per l’autonomia della Polizia municipale faccia oggi un umile conto di quanto ciò sia costato alla sua credibilità personale, alla stessa immagine dell’Amministrazione comunale e, “last but not least” agli stessi inconsapevoli cittadini.

Sentenza