Intervento di Gennaro Martinelli al Convegno tenutosi a
Cervia il 30 giugno 2006

 

Prima di dare inizio al mio breve intervento, che mi auguro abbia spunti utili ad una proficua discussione, è doveroso sottolineare quanto sia importante l’apertura di un tavolo di confronto, a pochi giorni dal risultato refendario. 

Va dato merito agli organizzatori di aver avuto una sensibilità ed una tempestività che sottolinea, ancora una volta, l’urgenza di dare concrete risposte ad un tema che riguarda le aspettative dei cittadini in materia di legalità e vivibilità, nonché la professionalità ed il lavoro di oltre 50.000 addetti della Polizia Locale. 

Sgombrato il campo dalle tante assurdità collegate alla cosidetta “devolution”, occorre accellerare i tempi per giungere ad una vera legge di riforma per la Polizia Locale, che ne valorizzi il ruolo svolto nelle politiche integrate di sicurezza urbana , partendo dal riconoscimento della peculiare professionalità. 

In questi anni, abbiamo dovuto contrastare il continuo tentativo di depotenziare la Polizia Locale, svilirne gli aspetti professionali ed i legami con le comunità locali, privatizzare pezzi della sicurezza (pubblica per sua stessa definizione). 

Con il nuovo quadro politico nazionale e la grande vittoria del NO al referendum, dovremmo avere condizioni di natura generale più chiare nel valutare e ricercare soluzioni ai tanti problemi che gravano quotidianamente sugli agenti della Polizia Locale, sia in termini operativi e funzionali che in relazione alle tutele ed alla qualità del lavoro. 

Di certo, bisogna lavorare per impedire che passi un ennesima legislatura senza che lo Stato ed il sistema delle autonomie (ognuno per la propria parte) affrontino i temi del lavoro della Polizia Locale e della sovraesposizione degli addetti. 

Il Coordinamento Nazionale della Polizia Locale FPCGIL ha scelto di riunirsi in concomitanza con l’apertura della nuova legislatura, per dare anche simbolicamente il segnale della urgenza di affrontare i temi del settore.

Successivamente, ci si è attivati (in maniera unitaria con CISL e UIL) per dare inizio a quel percorso di confronto con gli organi istituzionalmente competenti e che già dal giorno 4 luglio, ci vedrà impegnati con la Conferenza delle Regioni. 

Con la fine delle tante astrusità collegate alla devolution, sul tavolo restano i problemi veri dalla legge di riforma, legati al concreto riconoscimento delle tutele professionali e lavorative nel solco del percorso iniziato nelle due precedenti tornate contrattuali. 

Su questi temi esistono diversità di analisi e di prospettiva profonde con quanti in questi anni (legittimamente per carità!) hanno sostenuto tesi che, a nostro avviso, snaturano il ruolo e la professionalità della Polizia Locale. 

Ecco perché, preferiamo sempre ribadire con chiarezza la nostra posizione poiché solo così sarà possibile verificare eventuali punti di convergenza, anche su singoli temi, che la FPCGIL è sempre pronta a cogliere poiché i lavoratori necessitano di risposte concrete e non di beghe che sarebbero difficilmente comprensibili nella drammaticità della situazione generale del paese. 

La nostra linea strategica è la legge di riforma basata sui seguenti punti: 

1.     la necessità di stabilire con chiarezza ruolo,compiti e funzioni da attribuire alla polizia locale in modo da non creare concorrenzialità  e subordinarietà  con le altre forze di polizia; rispettandone il patrimonio di competenze  assunto in questi ultimi anni  nel campo della sicurezza urbana.

2.    facilitare l’associazionismo tra i comuni per consentire un presenza efficace del servizio di vigilanza urbana che recuperi le attività di presidio e vigilanza nel territorio attualmente svolte con grande difficoltà, soprattutto per quanto riguarda gl’interventi di polizia amministrativa.

3.    Prevedere  un coordinamento degli interventi al livello territoriale con tutti i soggetti interessati al fine  di ottimizzare e valorizzare  le diverse professionalità in un ambito di reciproca cooperazione.

4.    Lo stanziamento di risorse extra-contratto destinate al riconoscimento  della specificità professionale, in modo omogeneo, a tutti i lavoratori.

5.    piena equiparazione con le forze di polizia  in materia di assistenza, previdenza ed infortunistica, con relativa copertura finanziaria.

6.    parificazione funzionale  tra polizia municipale e provinciale.

Vanno stabilite, inoltre, misure a carico degli enti per garantire una sistematica e periodica verifica delle condizioni di salute degli addetti ed una formazione permanente, i cui programmi e  modalità di svolgimento devono rientrare nel sistema delle relazioni sindacali, incentrata ad incentivare la conoscenza e la professionalità degli operatori in relazione allo specifico ruolo svolto nelle politiche integrate di sicurezza urbana.   

Tutto questo, va associato al proseguimento di quel percorso contrattuale all’interno del Comparto Regioni Autonomie Locali che in questi anni ha consentito di rendere più forti nella difesa dei diritti valorizzandone, nel contempo, la peculiare professionalità. 

Su questo campo, è stato fondamentale l’aver impedito che passasse in coda alla legislatura una vera controriforma per la polizia locale fatta di solo tre articoli, senza impegno di spesa e con il solo scopo di stravolgere le norme sulla rappresentanza. 

Una legge che, come abbiamo evidenziato da subito, parlava della Polizia Locale solo nel titolo per mascherare ben altro. Difatti, nulla era previsto in materia di tutele, di previdenza, di chiarezza di compiti e funzioni. Nulla a che vedere con i diritti degli agenti a percorsi professionali seri e coerenti con le funzioni rivestite, ad un’indennità di Polizia Locale diversamente strutturata e finanziata, al riconoscimento del ruolo rivestito nelle politiche integrate di sicurezza urbana.            

Nulla di quanto i lavoratori rivendicavano in termini di pari dignità con le forze di polizia statali o di valorizzazione della propria peculiarità professionale, era contenuto nella cosiddetta “legge di riforma” che oltre i tempi regolamentari si voleva far passare. 

Si negava autonomia organizzativa ed operativa alla polizia locale subordinandola gerarchicamente alle decisioni di prefetti e questori senza alcun ruolo per sindaci e presidenti di provincia, in barba all’idea da noi sostenuta di un reale coordinamento tra tutti i diversi soggetti impegnati a garantire la sicurezza urbana, secondo criteri di pari dignità e nel rispetto delle specifiche peculiarità professionali. 

La FPCGIL ritiene la Polizia Locale una ricchezza per le città ed una risorsa indispensabile al servizio della sicurezza urbana. 

Non siamo una Polizia di serie B, ma una Polizia con alta capacità professionale ed investigativa in settori fondamentali per la vivibilità e la legalità delle città, che non va snaturata né fatta divenire il clone mal riuscito delle Forze di Polizia Statali. 

Su questo asse vogliamo profondere tutte le nostre energie, ricercando dialogo e confronto, di certo non ci attireranno mai le assurdità ascoltate in materia di contratti regionali e similari, che renderebbero più deboli i lavoratori senza nemmeno migliorarne il salario. 

Se ci sarà la necessaria volontà, in qualsiasi momento, sarà possibile concretizzare anche una soltanto delle rivendicazioni sopra citate (a partire dalle tutele previdenziali ed assistenziali); al riguardo la FP CGIL non perderà l’occasione  di realizzarle. 

Le condizioni economiche del paese sono estremamente difficili, ma è importante evitare che tutto ciò diventi un motivo per relegare in secondo piano le giuste rivendicazioni della Polizia Locale.

  

Il Coordinatore Nazionale Polizia Locale FP CGIL
Gennaro Martinelli