Roma, 2 febbraio 2007
RUOLO DELLA POLIZIA LOCALE
ESIGENZA DI UNA LEGGE NAZIONALE
Convegno polizia locale:
Relazione d'Antonio Crispi
Siamo alla quinta Assemblea
Nazionale della Polizia Locale, ad oltre otto anni di distanza dalla
prima, e ritengo che grazie a chi mi ha preceduto e di tutti voi sia
tangibile, il lavoro svolto, il salto qualitativo che abbiamo compiuto, in
questi anni, sia sul piano della rappresentanza, sia su quello della
proposta politica sindacale, che è patrimonio oggi dell'intera FP CGIL.
Quest'appuntamento, per nulla
rituale, ha da sempre, rappresentato un momento di riflessione, d'analisi,
di proposta e d’iniziativa per la nostra organizzazione sul tema delicato
e complesso, ma, a mio avviso inevitabile e da sempre nelle scelte
politiche della FP CGIL. della legalità e sicurezza.
Abbiamo, nel tempo, coniugato
questo tema, sia attraverso la contrattazione nazionale sia di secondo
livello, in una ricerca costante per migliorare le capacità professionali
degli uomini e delle donne, della polizia locale, sia attraverso il
confronto con il Governo Nazionale sia con i vari Governi regionali
affinché norme e leggi mirate, trasparenti, coerenti tra loro, come ancora
oggi chiediamo, potessero migliorare le condizioni di sicurezza delle
nostre città.
La mia esperienza di lavoro
nel comparto degli Enti Locali, mi fa dire che molto si è fatto e si è
ottenuto nella contrattazione, pur se molto resta da fare, mentre la legge
in discussione da diverse legislature e tanto attesa dal settore, è ancora
al palo, lasciando gli addetti ai lavoro nello sconforto e nel pessimismo
più cupo, poiché essa non è, per quello che ci risulta, all’attenzione
neanche del nuovo Governo.
Nello stesso tempo assistiamo ad un
degrado non solo delle condizioni di sicurezza generale, dopo il
fallimento dell’idea tanto cara al passato Governo di centro – destra, del
poliziotto di quartiere, ma anche ad un approccio a cercare soluzioni per
la sicurezza che coinvolge la polizia locale attraverso iniziative, a dir
poco singolari.
Queste, molto spesso, su iniziativa dei
sindaci, nuovi demiurghi della sicurezza, mirano in mille modi diversi a
potenziare gli strumenti d'offesa e farne una sorte di “ polizia
federale”, o meglio ancora del sindaco.
Abbiamo una valutazione positiva del
ruolo e della funzione esercitata dagli Enti locali in questi anni, pur se
qualche riflessione è necessaria avanzarla anche alla luce delle
trasformazioni e delle novità che si stanno verificando a livello
istituzionale, che impone un ruolo forte ma democratico degli Enti locali,
perciò bisogna cercare un equilibrio tra il governo della cosa pubblica,
l’ordine e la sicurezza e la rappresentatività delle istituzioni
democratiche, che a livello locale non ha bisogno d'ulteriori
articolazioni sul territorio di una polizia locale simile a quella
statale.
Per questo motivo il "fai da tè" che sta
attraversando tutti i comuni della penisola, “dalle Alpi alle Piramidi“
che, di fatto, illude i cittadini e fa della polizia locale l’unica
responsabile della sicurezza cittadina, soprattutto quanto, si è di fronte
all'assenza di un vero e proprio coordinamento con le altre strutture
addette alla legalità e alla sicurezza.
Queste scelte, non ci convincono per
niente, sono spesso solo d'immagine, mortificano tra l’altro la storia, il
ruolo e la professionalità della polizia locale, rendendola residuale
rispetto alle forze di polizia Nazionali.
Vogliamo affermarlo, ancora una volta,
con estrema chiarezza e a tutti, anche a coloro i quali in mezzo a noi,
nutrono dubbi o perplessità:
la FP CGIL è assolutamente contraria a
dotare la Polizia locale di armamenti vari. dai manganelli alle tute
antisommossa.
Una scelta, questa, senza
alcun preconcetto ideologico, frutto delle nostre discussioni in
tantissimi confronti sia in sede di coordinamento nazionale che sul
territorio a diretto contatto con i lavoratori.
In questi mesi abbiamo
assistito ad ogni forma di becera propaganda sulla sicurezza che non ha
nulla da spartire, a nostro avviso, con il dovere, di un'amministrazione
comunale o provinciale, di garantire ai cittadini serie politiche
integrate di sicurezza urbana, che vanno dalla tenuta della legalità, agli
standard qualitativi dei servizi pubblici.
Sappiamo tutti che l’Ordine
Pubblico è di competenza della Polizia statale e che quella locale ha un
suo ruolo specifico, di pari dignità, nella sicurezza delle città e nello
assetto democratico del vivere civile, che va difeso, non snaturato,
potenziandone le peculiarità e l’autonomia operativa ed organizzativa, e
valorizzandone il patrimonio professionale indispensabile per la
vivibilità di ogni città del nostro Paese.
Le Amministrazioni locali,
allora, per prevenire e reprimere le violazioni amministrative o penali,
non devono ispirarsi ad altre forze di polizia ma devono attivare idonei
percorsi professionali permanenti, coerenti con le funzioni ed i compiti
che la legge 65/86 e la stessa Costituzione assegnano alla Polizia Locale.
Devono organizzare il lavoro
incentrandolo su funzionalità e tutela degli operatori, compresa
l’autonomia dalle indebite ingerenze politiche.
Devono applicare correttamente
gli istituti contrattuali previsti per questo fondamentale servizio
pubblico e investire adeguate risorse, in concerto con lo Stato e le
Regioni attraverso piani pluriennali e l’utilizzo dei fondi europei in
strutture, mezzi e dotazioni organiche.
E’ questa la polizia locale,
che va coordinato con le Forze di Polizia statale per garantire così,
ognuno, in rapporto alla propria specifica peculiarità professionale, le
migliori condizioni di sicurezza e legalità.
Le questioni sociali presenti
nel nostro paese, conseguenza di vecchie e nuove emarginazioni che
contraddistinguono alcuni fenomeni della società italiana, quali ambulanti
immigrati o locali appartenenti alle zone povere o realtà emarginate del
paese, non possono essere risolte con la politica del manganello, che tra
l’altro è espressione di uno stato repressivo e di una società pseudo –
razzista, piuttosto che d'istituzioni democratiche.
La politica del manganello non
è la risposta giusta neanche di fronte ad una richiesta di sicurezza da
parte dei cittadini che riteniamo, ovviamente, legittima.
A noi sembra che il voler a
tutti i costi assegnare altri compiti alla polizia locale, distogliendola
dai suoi prevalentemente amministrativi, da una parte serve a nascondere i
problemi reali relativi alla sicurezza e dall’altro espone gli agenti ad
ogni sorta di rischio, compreso quello di dover sopperire alle disfunzioni
e alle mancanze di scelte politico – amministrative.
Questo scenario sempre più
preoccupante, è anche conseguenza della mancanza di una riforma
ordinamentale, oramai indispensabile che chiarisca, fino in fondo compiti
e funzioni e garantisca tutele e professionalità e affermi il ruolo della
Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, alla luce
della sua tradizione e specificità.
Questa riforma, sempre
invocata dagli addetti ai lavori, discussa dai politici, dalle
istituzioni, non ha mai concluso il suo iter parlamentare.
Non può diventare, per tutti,
una sorte d’Araba Fenice.
Il governo Berlusconi annovera
il mancato varo di questa legge tra i tanti suoi fallimenti, mentre è
merito della FP CGIL aver impedito l’approvazione di un testo, a fine
legislatura che, di fatto, avrebbe stravolto le norme sulla
rappresentanza e le attese della Polizia Locale in materia di tutela,
previdenza e compiti e funzioni.
Oggi siamo però in altro
scenario politico.
Il Governo Berlusconi, non c’è
più, mandato a casa, credo anche grazie a chi si aspettava una legge mai
approvata.
Vi è un Governo di centro
sinistra, siamo di fronte a cambiamenti importanti che riguardano tutto il
pubblico impiego.
A questo Governo con il quale
abbiamo dovuto chiedere con determinazione il percorso contrattuale e
all’insieme del sistema delle autonomie locali chiediamo, con altrettanta
determinazione in questa legislatura l’approvazione della legge di riforma
della polizia locale.
Abbiamo sostenuto in tutti i
luoghi e gli appuntamenti dove e stato possibile, affrontare questo tema
che la proposta elaborata dal sistema delle autonomie locali e una base di
partenza di confronto utile per affrontare e risolvere questo tema,
lamentiamo, però, che nonostante le ripetute richieste di un tavolo di
confronto unico, che vedesse le organizzazioni sindacali e l’insieme delle
autonomie locali, abbiamo finora ottenuto solo confronti singoli con le
Regioni, i comuni piuttosto che con le province.
A costo d'essere ripetitivo,
fino alla noia, voglio sottolineare che una base di partenza comune,
aiuta, ma non significa avere una visione definita ed univoca.
Noi vorremmo per prima cosa
che la legge non fosse a sua volta portatrice di confusione, stralciando
dal disegno di legge le attività che riguardano la vigilanza privata,
appunto privata non pubblica, e il volontariato.
Temi, quest’ultimi,
ovviamente importanti che hanno pari dignità, pensiamo in modo particolare
alle benemerenze di chi fa volontariato, ma la presenza nello stesso
disegno di legge, già genera confusione e confonde le menti di alcuni
amministratori locali che in alcune proposte di leggi Regionali, in
particolar modo nel mezzogiorno e non solo, affrontano problemi che nulla
hanno a che vedere con la polizia locale e che forze rappresentano solo
guasti di antiche e nuove clientele.
La legge di riforme della
polizia locale, o leggi regionali, non possono essere un vettore dove
caricare di tutto.
Chiediamo trasparenza degli
atti e delle scelte, a partire dalla proposta di legge e della definizione
del ruolo, compiti e funzioni della polizia locale a tutela della
professionalità di uomini e donne che sono chiamati ad offrire un servizio
ad alta qualità ai cittadini se vogliamo, senza demagogia e voli di
fantasia, definire standard elevati di sicurezza e di vivibilità per le
nostre città.
A questi uomini e queste donne
va garantito una formazione continua e permanente, una verifica periodica
delle condizioni della salute, la piena equiparazione con le forze di
polizia in materia di assistenza, previdenza ed infortunistica,
l’indennità di polizia locale resa automatica ed interamente usufruibile
all’atto dell’assunzione con relativa copertura finanziaria.
Il Governo ha varato,
recentemente il “Codice delle autonomie”, che attua gli articoli 114, 117
e 118 della costituzione, per l’individuazione, l’allocazione e
conferimento delle funzioni amministrative spettanti a comuni, province,
città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze,
Roma, Bari, Napoli) Regioni, Stato, disciplina l’ordinamento di Roma
Capitale e l’istituzione delle città metropolitane, l’attuazione del
federalismo fiscale.
Entro un anno dall’entrata in
vigore dei decreti di cui agli articoli 2,3,4e5 sarà istituita la “Carta
delle autonomie locali.
Il Codice delle autonomie,
dovrebbe e potrebbe facilitare a livello territoriale, tra i comuni,
un'implementazione delle piante organiche per una migliore organizzazione
del lavoro e una maggiore presenza sul territorio, sia sul piano
quantitativo sia su quello qualitativo.
L’istituzione delle città
metropolitane, e di Roma capitale, nonché l’obbligo di associazione per i
piccoli comuni pongono problemi, di organico, di organizzazione del lavoro
e di valorizzazione delle professionalità sia in tema di
contrattualizzazione che di riforma legislativa che devono essere, a mio
avviso affrontati da subito.
Il codice prevede tra l’altro
atti di trasparenza amministrativa e misure di contrasto alle
infiltrazione ed ai condizionamenti di tipo mafioso negli organi dei
comuni, delle province e delle città metropolitane, che rende sempre più
indispensabile la cooperazione con le altre forze di polizia, anche per
attuare politiche integrate di sicurezza urbana.
Per questi motivi chiediamo
che gli operatori neo-assunti siano impiegati in servizio solo dopo un
percorso di formazione sia tecnica sia pratica e riteniamo non
qualificante per il governo attuale l’emanazione di una circolare da parte
del Ministero del lavoro, in data quattro Agosto che ha, di fatto, esteso
l’utilizzo del lavoro interinale anche per la polizia locale, senza tra
l’altro garantire a questi giovani percorsi formativi adeguati per
svolgere un lavoro così complesso e delicato che riguarda la sicurezza di
tutti e la loro stessa tutela.
La FP CGIL, avanzando qualche
sospetto sulle vere finalità di questa scelta, ha da sempre preferito la
strada della copertura delle piante organiche, attraverso trasparenti
procedure concorsuali, per garantire ai neo- assunti, diritti
contrattuali, e assunzione d’impegni da parte dell’amministrazioni locali
in tema d’organizzazione del lavoro, formazione e mezzi adeguati
all’espletamento del proprio lavoro.
Per cui siamo qui a chiedere
il ritiro della circolare in oggetto e la sua formulazione in coerenza con
quanto definito nel CCNL.
All’Onorevole Minniti, vice
Ministro dell’Interno, e al nostro amico Onorevole Gianni Paglierini
presidente della Commissione Lavoro della camera approfittando della loro
presenza e disponibilità, chiediamo di porre all’attenzione dell’intero
Governo la necessità di porre nell’agenda dello stesso, di affrontare il
tema della legge di riforma della polizia locale aprendo da subito tavoli
di confronto con ANCI, UPI, la Conferenza Stato- Regioni e le
organizzazioni sindacali del pubblico impiego. AL sistema delle autonomie
chiediamo, come in passato di esercitare, nella loro autonomia, ma insieme
a noi una forte e determinata pressione sul governo affinchè quella che,
all’inizio della mia relazione, ho definito l'araba fenice della politica
Italiana, possa diventare realtà.
Sarebbe poi inspiegabile, se
ciò non avvenisse in questa legislatura, alla luce della sottoscrizione da
parte delle organizzazioni sindacali, con il Ministro per le Riforme e le
Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, il Ministro dell’Economia e
delle Finanze il Memorandum d’intesa su lavoro pubblico e riorganizzazione
delle Amministrazioni Pubbliche.
Siamo, a mio avviso, nelle
condizioni politiche migliori, per affrontare questo tema non secondario
nei servizi, tutele e diritti che la pubblica amministrazione deve
garantire ai cittadini.
L’iniziativa sindacale e in
particolare della nostra organizzazione è riuscita a modificare e
determinare il ruolo che il pubblico impiego deve avere nello sviluppo
dell'economia italiana, opponendo a chi dal passato Governo in poi lo
dipingeva in modo giacobino come il vero unico ostacolo allo sviluppo del
nostro paese, o addirittura, a chi lo vedeva come il luogo dove si
annidavano tutti i fannulloni d’Italia, scatenando una campagna mediatica
d'enormi proporzioni, sorretta da interessi ben determinati di chi
smantellando il pubblico, vuol fare affari senza sottoporsi alle leggi di
mercato e smantellare nel nostro paese lo stato sociale.
Tra l’altro additando tutte le
disfunzioni, molte innegabili, da noi stessi molte volte denunciate,
addebitandole non all’ingerenza della politica ed ad una mancata direzione
forte e trasparente sulla missione delle pubbliche funzioni che tra
l’altro, come abbiamo voluto affermare nel memorandum, attraverso la
qualità dei servizi pubblici eroga dritti di cittadinanza ed è il primo
baluardo della legalità ma, bensì ai lavoratori che eseguivano direttive
insufficienti o addirittura sbagliate.
(Per un senso del paradosso e
in barba ai molti soloni che hanno pontificato, in questi mesi, sul
pubblico impiego mi verrebbe quasi voglia di tessere le lodi dei
“fannulloni” che non eseguendo direttive sbagliate forse ci hanno
risparmiato qualche ulteriore danno.
Da sempre, come dimostra la
nostra storia recente e passata, sosteniamo la necessità di una profonda
riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni a tutti i livelli sia
centrali, sia locali che và “dalla legislazione di sostegno alla piena
contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico, alle infrastrutture
tecnologiche fino ai meccanismi di reclutamento e dei sistemi di
formazione del personale”.
Il memorandum per una nuova
qualità dei servizi e delle funzioni pubbliche, fa giustizia di molti
luoghi comuni e di molte opinioni false, sostenute in mala fede, come
spesso accade in Italia, dove i fatti non contano o sono strumentalizzati
per inseguire propri scopi ed interessi.
La campagna mediatica negativa
sul pubblico impiego, del nostro emerito professore alla fine ha partorito
la proposta salvifica per ogni sorte di male denunciato, una nuova
Autority che governi dal centro tutte le funzioni pubbliche, tra l’altro
palesando in pieno tutta la propria non conoscenza del pubblico impiego se
si pensa di dirigere così l’articolazione e la diffusione sul territorio
delle funzioni pubbliche.
L’Autority ovviamente e la
negazione esatta di quanto fin qui si è condannato.
Avrà alla fine un nutrito
organico, basato più sul manuale Cancelli che sulla professionalità, con
un riconoscimento economico sontuoso ed agganciato agli aumenti automatici
d'altre categorie eccellenti.
Per noi così come già altri
hanno scritto, scegliendo però l’Autority, essa si contrappone in modo
totale all’impianto e alla filosofia del memorandum e quindi chiediamo
semplicemente che non sia istituita.
La proposta di legge va
ritirata, le firme di autorevoli componenti del parlamento di centro
sinistra, di accompagno della legge, a nostro avviso vanno ritirate.
Il Governo deve indicare
chiaramente quali sono le sue scelte, e non giocare su più tavoli.
Di quest'opposizione alla
proposta di legge sull’Autority, così come proposto nell'attivo unitario
dei giorni scorsi, ne dobbiamo fare una vera e propria campagna mediatica
e d’iniziativa, sperando che Carlo possa, nelle sue conclusioni
rassicurarci se gli incontri programmati allo scopo hanno dato risposte
positive.
Così come va rapidamente
estesa l’attuazione dei principi contenuti nel memorandum alle Autonomie
locali e alla Sanità, attraverso la firma di uno specifico accordo tra gli
Enti locali, Governo e organizzazioni sindacali.
Ovviamente la firma è sostanza
e formalità, anche se ha mio avviso su due questioni in particolare
contenute nel referendum noi possiamo e dobbiamo assumere iniziative, da
subito, che vadano nella direzione giusta, mi riferisco al superamento
della precarietà e del” riesame di tutte le forme di esternalizzazioni e
di consulenze in atto per prevedere una progressiva reinternalizzazione di
quelle core e valutare le altre, secondo l’indirizzo richiamato,
l’efficacia e l’efficienza”
Per quanto riguarda l’esternalizzazioni,
poiché non ci rassicura l’accordo raggiunto dalla maggioranza di governo,
dopo aver riascoltato il Ministro Lanzillotta, ad una recente iniziativa
dell’Anci sul tema, noi continuiamo a chiedere che:
il decreto legge, distingua
tra i servizi a rete e i servizi sociali;
l’autonomia dovuta agli Enti
Locali sia affermata nelle scelte delle forme di gestione dei servizi,
così come previsto dalle stesse direttive Europee;
la trasparenza degli atti non
sia affidata al solo strumento della gara;
una riconosciuta
responsabilità sociale delle società private che si occupino dei servizi;
la tutela dei diritti dei
lavoratori, compresi quelli economici e percorsi certi di rientro negli
organici pubblici in caso di reinternalizzazione dei servizi.
I servizi non core, non sono
poi a mio avviso da esternalizzare automaticamente, ma vanno valutati
singolarmente sui criteri richiamati “d’efficacia ed efficienza”.
Chiediamo infine su questo
tema che ci sia un chiaro rapporto ed integrazione su quanto previsto dal
memorandum e il decreto 772 che ha assunto oramai il nome di decreto
Lanzillotta
Sono sicuro che tutto ciò ci
porterebbe ad evitare nel futuro forme d’esternalizzazione occulte del
lavoro della stessa polizia locale, che ad esempio, leggi Firenze, il
servizio dovuto a tutti i cittadini per la tutela della sicurezza, sia a
vantaggio e retribuito dai privati, che ovviamente se lo possono
consentire.
I cittadini non sono così,
tutti uguali di fronte alla legge e non hanno più gli stessi diritti, la
differenza la fa la quantità delle risorse disponibili singolarmente e non
il diritto pubblico basato su un'esigenza di tutela della sicurezza poichè
diritto universale..
Per quanto riguarda il
superamento della precarietà nel pubblico impiego, pur attenendosi a
quanto previsto dalla legge Finanziaria 2007, che pone agl’Enti locali
soggetti al patto di stabilità (557), e prevede per gli stessi la
possibilità di stabilizzare il personale precario nei limiti dei posti
disponibili in organico (558) abroga nello stesso tempo il vincolo dello
1% di ulteriore abbattimento rispetto il contenimento dei costi del
personale, riferito al 2004 (557) e prevede la possibilità di stabilizzare
” il personale precario “in
servizio da almeno tre anni, anche non continuativi, o che conseguono i
requisiti previsti in virtù di contratti stipulati prima di Settembre
2006, ovvero i lavoratori socialmente utili di cui al comma 1156 lettera
f.
questi lavoratori devono aver
superato selezioni o prove concorsuali (558);
in caso contrario si
provvederà attraverso lo svolgimento di specifiche prove selettive.
Gli Enti non sottoposti a
patto di stabilità non possono superare il tetto di spesa per il personale
sostenuto nel 2004.
Gli Enti possono procedere a
nuove assunzioni, od alla stabilizzazione del personale precario, nei
limiti delle cessioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato
verificatesi l’anno precedente” (562)
Ho voluto citare gli articoli
della finanziaria perché su questo tema in particolare so già che c‘è
molta attenzione da parte degli addetti ai lavori, qualche confusione
interpretativa e qualche timidezza nell’assumere iniziative.
Intanto non si tratta di
attendere, a mio avviso, limitatamente a questo aspetto, l’applicazione
dei criteri generali indicati, in traduzione tecnica e operativa del
memorandum, da quest’ultimo potremmo forse al limite contrattare qualche
condizione di miglior favore, ma di applicare norme di una finanziaria già
approvata, iniziando la verifica Ente per Ente dello status degli stessi
rispetto al patto di stabilità o meno, gli organici, le cessazioni dei
rapporti di lavoro, il numero dei precari presenti la loro condizione
rispetto alle selezioni, promuovendo accordi che contemplino nello stesso
tempo le soluzioni fattibili e i percorsi per coloro i quali matureranno i
requisiti successivamente.
Avremo se non altro una vera
mappa della consistenza del precariato noi nostri Enti e a mio avviso,
potremo mirare meglio le nostre iniziative, per superare il precariato in
questa legislatura.
Non va, invece, nella giusta
direzione un altro comma della finanziaria che prevede la destinazione tra
l’altro dei proventi derivanti dalle contravvenzioni o per inosservanza
del codice della strada a finanziare, tra l’altro, o assunzioni stagionali
a progetto.
Ovviamente lo stato dell’arte
della polizia locale merita particolare attenzione, anche da questo punto
di vista per la specificità e l’importanza del lavoro che è chiamato a
svolgere.
Il memorandum, che come sapete
e sottoposto alla consultazione dei lavoratori prevede altre cose molto
importanti, che mi limito a citare, che vanno (cito i titoli) dalla
misurazione della quantità dei servizi all’accesso ai pubblici impieghi,
alla dirigenza, al riassetto normativo e contrattuale, alla valutazione,
all’autonomia del bilancio per la stessa, dai percorsi professionali, alla
formazione e aggiornamento, con l’istituzione degli enti bilaterali, dalla
mobilità territoriale e funzionale, agli esodi, dalle relazioni sindacali
nei percorsi di riorganizzazione alla contrattazione integrativa.
Voglio invece mettere in
evidenza la misurazione della quantità e qualità dei servizi che prevede
modalità innovative, quali la fissazione degli obbiettivi e la misurazione
dei risultati, la publicizzazione e informazione dei risultati conseguiti
per sottoporli all’attenzione degli utenti affinchè ne valutino efficienza
efficacia e qualità.
Innovazione evidente che tra
l’altro significa conoscenza e trasparenza degli atti pubblici su cui
forse per il futuro è possibile far scaturire valutazioni attendibili per
assumere rimedi mirati alle disfunzioni manifeste o che si potrebbero
manifestare, non in maniera pasticciata e approssimativa, di presunti
conoscitori della materia, ma con un'attendibilità scientifica.
Il gruppo di lavoro ristretto
previsto dal memorandum definirà, tra l’altro gli incrementi contrattuali
con lo stesso metodo adottato con i protocolli degli anni 2002 e 2005.
Avendo definito tra l'altro, i
termini inderogabili dell'esigibilità del contratto, dobbiamo ora pensare
a piattaforme contrattuali completamente ispirate e adeguati ai valori del
memorandum, sapendo che dobbiamo farlo prima della campagna elettorale
delle RSU, affinchè i lavoratori e nostri iscritti possano apprezzare il
lavoro da noi svolto e premiare la nostra organizzazione con il loro
consenso, che sono sicuro non mancherà e nello stesso tempo che ci
troviamo di fronte alla necessità imposta dal memorandum di innovare
profondamente le nostre piattaforme contrattuali.
Il nostro comparto, come
sapete, ha già elaborato le linee guide contrattuali che ci riguardano,
anch'esse vanno riveste alla luce del memorandum come in parte abbiamo già
fatto.
Terremo, indicativamente,
quest'appuntamento, agli inizi di Marzo, con la presenza di Carlo, cui da
oggi chiediamo di esserci.
In quell'occasione
apprezzeremo anche il risultato di questa nostra iniziativa sulla legge di
riordino della polizia locale, sapendo sin da ora che questa nostra
iniziativa e solo l'inizio di una campagna che intendiamo assumere anche a
livello territoriale e nei confronti dei politici e delle istituzioni,
nella convinzione che tutela e sicurezza sono un bene cui una nazione
civile non può rinunciare e che la polizia locale è fondamentale per il
raggiungimento di questi obiettivi.
Infine oggi credo sia
opportuno far scaturire da questa assemblea un ordine del giorno che tenga
conto del nostro dibattito di oggi, dei punti ineludibili che a nostro
avviso devono far parte della legge da inviare a tutti i Ministri e
parlamentari cui chiedere di mettere nell’agenda del Governo la legge
ordinamentale della Polizia Locale.
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