Nei
giorni scorsi siamo venuti a conoscenza che due commissioni in questi mesi hanno
lavorato presso il Ministero della Pubblica Istruzione per riscrivere i
programmi e l'impianto ordinamentale della scuola dell'infanzia e della scuola
elementare senza il necessario confronto su di un tema così delicato con i
soggetti interessati, rappresentanti del mondo della scuola e della cultura.
Questo
atteggiamento assai grave preoccupa perché il frutto di questo lavoro di cui
siamo venuti in possesso, che riguarda al momento la sola scuola
dell’infanzia, e che si tradurrà in direttiva, appare da una sua prima
lettura come il maldestro tentativo d’imporre in modo surrettizio le stesse
proposte contenute nel disegno di legge delega sulla scuola del governo ancora
in discussione in Parlamento sul quale si manifestato un profondo dissenso che
ha coinvolto persino ampi settori dell’attuale maggioranza parlamentare.
Preoccupa
dunque questo documento che nel dare "Indicazioni Nazionali per i piani
Personalizzati delle Attività educative nelle scuole dell’infanzia"
compie un notevole passo indietro rispetto all'idea di scuola dell’infanzia
"primo anello" del sistema formativo e al diritto dei bambini ad avere
una formazione di qualità.
Negli
ultimi anni, con gran fatica e scarse risorse, lo sviluppo della scuola
dell’infanzia è continuato producendo risultati pedagogici di grande
rilevanza che non devono e non possono essere sottaciuti.
Questi
risultati, che sono agli occhi di tutti, sono la conseguenza di un percorso
avviato sulla base degli Orientamenti ’91, che costituiscono tutt’ora un
valido documento, che va sicuramente migliorato sul piano degli standard
organizzativi e della qualità, con risorse certe per rendere attuabili i
programmi ovunque, perché tutti i bambini e le bambine hanno diritto ad una
scuola dell’infanzia di qualità.
Questo
documento invece, nel suo complesso, ignora il percorso evolutivo compiuto e per
questo finisce per banalizzare il ruolo svolto dalla scuola dell’infanzia
rispetto allo sviluppo di apprendimenti per i bambini dai tre ai sei anni.
Emerge
dalla lettura del testo la volontà di imporre dal centro modelli di
organizzazione didattica, annullando la recente conquista dell'autonomia
didattica, organizzativa e curricolare.
Altrettanto
chiaro è il disegno di individuare un tempo scuola obbligatorio minimo,
inferiore al curricolo nazionale rivolto a tutti, per affidare alle famiglie che
possono permetterselo una parte del percorso formativo, oggi di competenza della
scuola, utilizzando offerte formative esterne. Per le famiglie povere,
economicamente e culturalmente, rimarrebbe un servizio pubblico residuale, con
meno risorse e opportunità.
Questi
sono i tratti principali che emergono ad una prima lettura del documento
elaborato dalle due commissioni e che ne evidenziano una impostazione tutta
rivolta in direzione di una restaurazione e destrutturazione da “ancient
regime”.
Per
questo motivo vi forniamo in allegato il testo del documento in questione (file
pdf) al
fine di consentire i necessari approfondimenti per un più attento dibattito
sull’argomento in occasione della riunione del Gruppo di Lavoro Nazionale che
si terrà il prossimo 3 settembre presso il Centro Nazionale.
Fraterni
saluti