INFANZIA E DIRITTI  BOLOGNA 22 GIUGNO 2002

INTERVENTO DI Barbara Consonni - Fp Cgil Comune di Milano

Il comune di Milano è uno dei più grandi gestori pubblici di servizi per l’infanzia presenti in Italia.

Sul suo territorio, infatti, si possono contare circa 170 scuole materne, 120 asili nido,più altri servizi nati come progetti sperimentali una decina di anni fa come i tempi per le famiglie [che sono luoghi privilegiati dove si aiuta la coppia adulto/bambino a conoscersi,non necessariamente la mamma] oltre che sezioni di raccordo nido/materna spazi gioco e sezioni ospedaliere in cui, per quanto riguarda il solo personale educativo, lavorano circa 3000 educatrici/tori, più tutto il personale amministrativo (100) e dei servizi ausiliari (1200 addetti) per un totale di 4300 operatori .

A partire dagli anni ’80 la crescita del Settore servizi educativi è stata molto importante grazie all’impegno di tutte le parti politico – sindacali coinvolte e del personale operante: infatti le precedenti Amministrazioni di Centro-sinistra, con le loro sollecitazioni, hanno fornito strumenti di crescita e dato un forte impulso alla presenza sul territorio milanese degli asili nido gestiti dal Comune.

Gli operatori del settore, dal canto loro, hanno contribuito con determinazione e partecipazione al cambiamento, avvenuto sia attraverso corsi di formazione sia attraverso le nuove cognizioni in materia di psicopedagogia dell’età evolutiva.

Tutto questo ha portato il Settore servizi educativi nel suo complesso ad un salto di qualità culturale, che si è tradotto in un miglioramento sia delle pratiche educative nell’operare quotidiano che nelle fasi progettuali.

Questa evoluzione progressiva ha portato ad un riassetto generale e specifico delle pratiche educative, che sono migliorate grazie alla capacità di proporre attività sempre più rispondenti ai bisogni dei bambini (primi beneficiari dei cambiamenti), delle famiglie ed anche di noi stessi operatori dei servizi.

L’investimento in quegli anni dell’Amministrazione comunale non è stato solo economico ma educativo, sociale e culturale, attraverso la costruzione della rete degli asili nido, nuovi servizi sperimentali, apertura nei mesi di luglio e agosto dei servizi, campagne (in)formative per i genitori e stagioni contrattuali che insieme agli incentivi economici hanno predisposto formazione permanente e continua per tutti gli operatori, in modo particolare per i neo-assunti (che passavano da tempo determinato a tempo indeterminato).

La qualità dei servizi erogati è stata il fiore all’occhiello dell’Amministrazione comunale (come del resto in altre regioni, come l’Emilia e la Toscana).

Qualità che si è esplicata andando a modificare,

- IL MODO DI GUARDARE solo per citarne alcuni esempi

- il mondo delle relazioni

- gli spazi fisici delle scuole

e quindi

- IL MODO DI PENSARE

- IL MODO DI REALIZZARE

Rimanendo nell’ambito di una scuola di qualità: intorno agli anni ‘90 si fece a Milano una ricerca sulla qualità educativa. Fu coinvolta una circoscrizione della città con tutte le sue scuole, dagli asili nido alle scuole materne.

Si lavorò per circa due anni al progetto, per fissare dei parametri di lettura della qualità del servizio: questo cosiddetto "strumento" venne elaborato, testato all’interno delle singole scuole, modificato più volte per aderire maggiormente alla realtà milanese.

Alla fine, da tutto questo lavoro, scaturì una conferenza cittadina dei servizi.

Questo strumento è ancora usato in molte scuole per monitorare parametri importanti nella pratica educativa, tra cui:

- la cura dello spazio;

- l’importanza della multiculturalità);

- la relazione tra educatore e bambino.

Questo strumento si è rivelato utile anche nel far conoscere ai nuovi operatori assunti alcune peculiarità dei servizi. E’ stato pensato come strumento d’intervento, per migliorarsi, perché la pratica educativa non è statica ma in continuo divenire.

Sappiamo tutti che negli anni, in Italia, la situazione politica è cambiata. In Lombardia il cambiamento è cominciato un po’ prima, soprattutto a Milano dove la politica dei servizi per l’infanzia ha subito un brusco cambiamento. Qui si è iniziato un processo di cui ancora non si conosce a fondo la dimensione finale, ma di cui gli operatori cominciano a sentirne il peso.

L’investimento dell’attuale Amministrazione di Centro-destra a favore dei servizi pubblici si è chiuso. Prevale la scelta di affidare ai privati la gestione e l’apertura dei nuovi nidi.

Per non parlare poi della scelta di riproporre i nidi aziendali, chiusi a Milano da più di trent’anni.

Certo, a Milano i servizi vanno avanti ma GRAZIE AGLI OPERATORI, forti sia della formazione acquisita, sia perché ora come allora credono tenacemente nella difesa dei servizi pubblici per l’infanzia e nei servizi pubblici di qualità.

Benvenute tutte le riflessioni che vengono fatte in questo convegno, dove ho colto il desiderio - da parte della CGIL - di ricominciare a difendere e rilanciare i servizi pubblici per l’infanzia, la voglia di rimettersi in gioco in un settore così delicato, riproponendo il valore dello "0-6".

E questo soprattutto alla luce della riforma dei cicli scolastici della Moratti e della nuova proposta di legge sugli asili nido che stanno portando alla destrutturazione sia del sistema che della cultura e dell’arricchimento fin qui acquisiti.

La proposta di ingressi anticipati alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare, ora avviata dal Consiglio dei Ministri nel progetto di riforma Moratti del sistema di istruzione e formazione e la proposta della Legge sugli asili nido , mostrano l’assenza di un’attenzione consapevole al diritto dei bambini e delle bambine ad avere luoghi e tempi adeguati per la loro crescita e la loro formazione.

Le proposte sottovalutano condizioni organizzative che costituiscono i requisiti fondamentali per realizzare un sistema educativo di qualità per i bambini e rischiano di sconvolgere negativamente il sistema integrato dei servizi per la Ia e la IIa infanzia.

Le proposte appaiono una strategia di basso profilo culturale per dare una risposta a buon mercato alle richieste delle famiglie.

E’ invece necessario un investimento importante per qualificare l’azione educativa durante la prima e la seconda infanzia e per rinforzare l’identità culturale e pedagogica dei nidi e delle scuole dell’infanzia, ribadendo la triennalità dello 0/3 e dei 3/6 anni in coerenza coi ritmi e l’età per lo sviluppo dei bambini e alla luce delle esperienze di alta qualità realizzate nel nostro paese e riconosciute come modelli a livello internazionale.

Alla luce di queste considerazioni non possiamo permettere che vengano buttate via anni di cultura, esperienza e di lavoro degli operatori.

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