RELAZIONE INTRODUTTIVA DI GIOVANNI PAGLIARINI SEGRETARIO NAZIONALE FP CGIL

Agli Esecutivi Unitari  FP CGIL - CISL FPS - UIL FPL riuniti a Roma l'11 febbraio 2003 per la sintesi della consultazione sull'ipotesi di Piattaforma per il rinnovo CCNL 2002 - 2005 Comparto Regioni - Autonomie Locali


Oggi, con la riunione degli organismi unitari riprendiamo, a distanza d'alcuni mesi, una riflessione collettiva sulla vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro 2002-2005 del comparto Regioni- Autonomie Locali.
In questi mesi i contenuti della piattaforma rivendicativa sono stati illustrati, discussi e valutati nelle assemblee dei lavoratori del comparto, anche se non vogliamo sottacere che, in alcune realtà, la consultazione non ha assunto quelle caratteristiche di ampiezza e penetrazione che sarebbero state necessarie.
Nonostante ciò, il lavoro svolto dalle strutture territoriali ha consentito di coinvolgere, in termini di partecipazione e di condivisione degli obiettivi, un numero significativo di lavoratrici e lavoratori, il che ci ha consentito di costruire un sentire comune, una progettualità collettiva e, più in generale, la consapevolezza del valore delle nostre proposte e delle difficoltà che saremo certamente chiamati ad affrontare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Una riflessione collettiva, dunque, che ci consente, nel rispetto delle indicazioni emerse dalla consultazione, di approvare definitivamente la nostra piattaforma rivendicativa, Si tratta di un passaggio democratico importante che, per quanto ci riguarda, avvia formalmente l'apertura del negoziato per il rinnovo contrattuale del comparto.
Prima di entrare nel merito dei temi affrontati nella piattaforma, ritengo sia utile fare una premessa di carattere generale, che riguarda da un lato, lo stato dei rapporti tra noi e dall'altro, il contesto in cui si svilupperà la discussione sul rinnovo contrattuale.

I RAPPORTI UNITARI

Tutti noi sappiamo che tra le nostre organizzazioni permangono, su alcuni temi, significative differenze.
Esiste una dialettica, anche vivace, su quali strumenti utilizzare per affrontare le difficoltà e la crisi che stanno investendo il nostro sistema produttivo e sul come garantire, all'interno di questo scenario, diritti e tutele.
Una discussione importante, quindi, ci aspetta, che ci auguriamo possa approdare ad una sintesi capace di rilanciare una forte iniziativa unitaria del sindacato confederale.
In questo scenario, certamente complicato, assumono un valore aggiunto la capacità che le nostre federazioni hanno dimostrato nel saper mantenere, pur nel rispetto delle diversità, una strategia unitaria complessiva sulle questioni di natura contrattuale, ma anche sul ruolo e sulla prospettiva della Pubblica Amministrazione nel nostro paese.
Il lavoro unitario che si è concretizzato con la presentazione della piattaforma, non era scontato, ed è tanto più importante in quanto valorizza le scelte che in questi anni, tutti assieme, abbiamo compiuto, riuscendo a coniugare la necessità di riformare l'assetto istituzionale e l'apparato pubblico con quella di qualificare e valorizzare professionalmente le lavoratrici e i lavoratori.
E' il segno tangibile del livello di qualità che il sindacato confederale è in grado di esprimere nella Pubblica Amministrazione e, per quanto ci riguarda più direttamente, nella Pubblica Amministrazione locale. Del resto le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, hanno confermato, in entrambe le tornate elettorali, l'ampio consenso che registriamo tra le lavoratrici e i lavoratori: un consenso che nasce dalla condivisione delle nostre proposte.

I FATTORI DEL CONTESTO

Per quanto concerne il secondo tema della premessa, ritengo che non si possa affrontare adeguatamente la stagione contrattuale senza metterla in relazione al contesto economico, politico ed istituzionale nel quale si sviluppa e con il quale occorrerà fare i conti, cosi come nel momento in cui ci apprestiamo a rinnovare un contratto, non possiamo esimerci dall'esprimere una valutazione e fare un bilancio dell'attuale assetto contrattuale.
Mentre noi svolgiamo quotidianamente il nostro lavoro, nel mondo, nemmeno molto lontano da noi, rischia di andare in scena la peggiore delle tragedie, cioè la guerra.
La guerra è un argomento spinoso, tocca le coscienze di ognuno di noi, e ognuno di noi, probabilmente, su questo tema sviluppa sensibilità diverse.
Mi è capitato, negli ultimi tempi, di ascoltare il Papa parlare del silenzio di Dio, un silenzio che rappresenta un segnale all'umanità.
Ma c'è un altro silenzio molto meno sacro: quello dei mass media nei confronti dei motivi della pace.
Un silenzio tanto più colpevole perché nella prospettiva immediata e futura c'è una guerra - ad iniziare dall'Iraq - che è chiaramente motivata dal controllo del petrolio.
Gli stessi motivi che inducono i media a tacere sulle ragioni della pace, li inducono a tacere sulle ragioni vere della guerra.
Per quanto mi riguarda, proprio in queste ragioni, trovano fondamento -non solo etico ma anche politico - le ragioni della pace.
Non compete certamente a questa sede discutere di questo tema, ma è evidente che in caso di conflitto le priorità diventeranno altre e sicuramente i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire dal diritto al rinnovo del contratto, passeranno in secondo piano.
L'economia del nostro paese non gode di buona salute, come è ormai noto, il nostro sistema produttivo è profondamente in crisi, una crisi le cui conseguenze non riguardano solo i grandi gruppi - la vicenda FIAT, da questo punto di vista, non è che la punta di un iceberg - ma coinvolgono pesantemente anche l'indotto, trascinando in questa spirale perversa molte medie e piccole realtà produttive.
Una crisi che mette a nudo le carenze del nostro sistema produttivo in termini di qualità, innovazione, applicazione di nuove tecnologie, che rischia di impoverire un intero paese e di allargare la fascia dell'emarginazione, cioè di chi perde un lavoro e che a causa dei suoi dati anagrafici rischia, oggettivamente, di non trovare più alcuna collocazione.
Anche i conti pubblici non navigano in buone acque. Non mi interessa entrare nella polemica sui numeri, ma una cosa è certa: in questa situazione serviva e serve una manovra finanziaria di ben altro spessore e qualità, in grado di favorire lo sviluppo, il sostegno all'occupazione e l'equità.
Servono certezze sulle entrate, che non possono essere garantite con le politiche dei condoni che premiano i disonesti, o con la vendita del patrimonio pubblico, che mette a rischio i beni culturali e ambientali del nostro paese.
E' inaccettabile che ancora una volta si tenti di far pagare il prezzo della crisi esclusivamente al mondo del lavoro dipendente. La mancata previsione di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti dei comparti centrali e l'arroccamento del Governo nell'indicare parametri di inflazione programmata palesemente sottostimati rispetto a quella reale, vanno inequivocabilmente in questa direzione.
Lo sciopero del 13 dicembre è stata la risposta che CGIL, CISL e UIL dei settori pubblici hanno dato a questo stato di cose, un'iniziativa che ha posto con forza la necessita di adeguare le risorse stanziate dalla Finanziaria per garantire il potere d'acquisto delle retribuzioni, un tema che noi consideriamo assolutamente prioritario.
La mobilitazione e la lotta hanno aperto nuove interlocuzioni e nuove disponibilità, tutte però da verificare. Il banco di prova è sicuramente rappresentato dalla trattativa del comparto Stato, poiché è del tutto evidente che un esito positivo circa il reperimento di nuove risorse, anche se non produce effetti automatici per il comparto delle Autonomie Locali, sicuramente toglierebbe un "tappo" ed aiuterebbe ad avviare il negoziato.
Altrettanto inaccettabile consideriamo quella parte della manovra che riguarda il sistema delle autonomie: per fare cassa, si sono ridotti i finanziamenti e conseguentemente il ruolo e i poteri di Comuni, Province e Regioni.
Proprio il tema dei tagli al sistema delle autonomie assume particolare gravità, in quanto si inserisce in un momento già difficile di transizione verso un nuovo assetto dello Stato. Ne esce fortemente penalizzato il processo di attuazione del nuovo titolo V della Costituzione ed in particolare l'art.119, che prevede una più adeguata autonomia finanziaria dei Comuni, delle Province e delle Regioni, per una concreta realizzazione di un'idea di federalismo solidale.
In sostanza, Enti Locali e Regioni, per il 2003, dovranno fare i conti con i tagli dei trasferimenti e con vincoli centralistici alla loro politica di entrata e di spesa, con il rischio che una parte significativa del sistema delle autonomie venga travolta da un decadimento irreversibile.
Si stima che per effetto del taglio dei trasferimenti e di un minor gettito fiscale, la riduzione delle entrate per gli Enti Locali e Regioni sarà di circa 1740 milioni di euro, pari a 3340 miliardi delle vecchie lire.
Probabilmente in questa fase, per rafforzare il processo riformatore, sarebbe stato più coerente prevedere significative misure di sostegno, poichè le riforme hanno dei costi e senza investimenti non si va lontano.
Il rischio è che questa situazione di contrazione economica degli Enti si riversi pesantemente sul tavolo della trattativa, complicando un negoziato che si presenta già di per sé complicato.
Perdi più, come se tutto ciò non bastasse, segnalo - anche se sono convinto che non sia sfuggito a nessuno - che le trasformazioni in atto nel sistema delle autonomie locali, a causa delle modalità interpretative e di attuazione del nuovo titolo V della Costituzione e alla luce del progetto di legge sulla Devolution, stanno segnando il passo.
Il rischio è che alla fine si metta in moto un processo di disgregazione del paese e del sistema delle autonomie locali stesse, oppure, che si produca un nuovo equilibrio.
Noi vogliamo cimentarci e contribuire a costruire una soluzione che rispetti e sviluppi appieno tutte le potenzialità delle autonomie, senza però mettere in discussione l'elemento della coesione.
Abbiamo lavorato in questi anni sostenendo una riforma della Pubblica Amministrazione che ne evitasse lo snaturamento, rivendicando nel contempo la tutela degli interessi, dei diritti ma anche il soddisfacimento dei bisogni dell'insieme dei cittadini, in particolare di quelli più deboli e meno tutelati. Le regole contrattuali che abbiamo costruito hanno cercato di rispondere a queste peculiarità e hanno complessivamente rispettato le finalità e gli obiettivi che ci eravamo posti.

LA STAGIONE CONTRATTUALE 1998-2001

Nell'economia dei nostri lavori è inutile richiamare, seppur sinteticamente, i punti cardine su cui si è giocata la stagione contrattuale 1998-2001.
C'è stato in primo luogo un confronto e uno scontro sul consolidamento del modello contrattuale a partire dalla riaffermazione del valore generale e unitario del Contratto Nazionale e del potenziamento ed estensione del II° livello di contrattazione, per consentire, a quest'ultimo, di esprimere nuove potenzialità negoziali anche grazie al percorso democratico che ha supportato l'intera stagione contrattuale, a partire dalle elezione delle RSU.
Un'esperienza non solo nuova e inedita nella storia del comparto, che rappresenta in sè un valore aggiunto di questa stagione contrattuale, ma un'esperienza che ha sancito nuove regole democratiche, nelle amministrazioni e nei rapporti tra lavoratori e organizzazioni sindacali.
Abbiamo perfezionato il modello di regole e di relazioni sindacali in funzione del nuovo assetto contrattuale e della necessità di intervenire sul riequilibrio dei poteri fra amministrazioni e rappresentanze del mondo del lavoro, che costituisce una scelta originale sia per ciò che concerne le modalità di definizione delle intese, sia per quanto riguarda l'erogazione del salario accessorio.
Abbiamo portato a conclusione la ventennale rivendicazione relativa alla definizione del nuovo sistema di classificazione.
E' un'operazione, questa, che ha consentito una più idonea valutazione delle professionalità presenti nell'Ente Locale, ma che, soprattutto, ha permesso di affrontare, per la prima volta, in modo organico a livello aziendale, il quadro degli assetti e della struttura professionale dell'Ente in stretto raccordo, riuscendo così a incidere sull'organizzazione del lavoro.
Inoltre, insieme alle regole abbiamo fissato un sistema di diritti e di tutele più equilibrato, più chiaro, trasparente e soprattutto esigibile.
Significativa è la scommessa riguardante le flessibilità, non solo per le attenzioni suscitate dall'argomento, a tutt'oggi di estrema attualità, ma per le forti pressioni delle controparti al fine di limitare l'intervento sindacale su questa materia.
Il risultato che abbiamo acquisito - e che abbiamo valutato positivamente - fissa la sperimentalità di nuove tipologie lavorative, autorizzate in funzione dell' erogazione diretta dei servizi alternativa alle collaborazioni continuative.
Abbiamo escluso l'utilizzo di flessibilità per coprire attività di natura prettamente istituzionale e garantito la parità retributiva per le assunzioni relative a queste tipologie.
In sostanza l'impianto complessivo della stagione contrattuale 1998-2001, è un impianto di opportunità, cosa certamente positiva, ma è evidente che non ha posto solo problemi alle nostre controparti in termini di regole, democrazia, diritti e organizzazione del lavoro, bensì ha comportato anche la necessità di cambiare il nostro modo di fare sindacato.
Un contratto delle opportunità funziona e produce effetti concreti e positivi, solo in rapporto alla nostra reale capacità di misurarci per intero sulle dinamiche del lavoro, della sua organizzazione e dei suoi processi di trasformazione.
Certo, abbiamo la necessità di crescere ulteriormente sul versante dell'analisi, della elaborazione, della messa in circolazione delle esperienze, perfezionando e ampliando la nostra capacità di costruzione del consenso, attraverso processi democratici che consentano la messa a verifica sia delle nostre proposte, sia dei risultati conseguiti.
In sostanza penso di poter affermare che abbiamo costruito e consegnato al comparto, con il contratto 1998-2001, un'insieme di regole innovative che ci consentono, oggi, di non partire da zero, ma di poter guardare in avanti in un 'ottica di consolidamento del sistema delle autonomie, di modernizzazione dei servizi locali e di qualificazione e valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

LA VERTENZA PER IL RINNOVO DEL CCNL 2002-2005

Le questioni di contesto generale, sommate agli elementi e alle problematiche specifiche del Comparto, determinano un quadro di riferimento complesso di natura contrattuale, politica ed istituzionale.
Ed è proprio l'elemento della complessità che rende questa stagione contrattuale diversa dalle altre.
Non siamo in presenza di un normale rinnovo.
Il confronto che si aprirà, inevitabilmente avrà caratteristiche più ampie: insieme a questioni meramente contrattuali verranno poste questioni di natura istituzionale, in funzione dei processi di riforma e delle loro ricadute di natura costituzionale.
Sono proprio queste le ragioni che ci hanno indotto a presentare una piattaforma, il cui impianto politico costituisce vertenza complessiva e non si esaurisce nelle sole rivendicazioni contrattuali.
Ci siamo posti l'obiettivo di misurarci complessivamente con il sistema delle autonomie locali e anche con tutto ciò che ruota attorno al sistema stesso. Ci siamo cimentati con un'analisi puntuale sulla qualità e sulla quantità dei processi di trasformazione che, in questi anni, hanno investito il comparto, abbiamo avanzato proposte e soluzioni che, oltre all'Aran, investono altri soggetti istituzionali.
Forse qualcuno ci può accusare di essere ambiziosi e forse un poco lo siamo, ma una cosa è certa: abbiamo voluto lanciare una sfida all'insieme del mondo delle Autonomie e con il nostro protagonismo e più in generale, con il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo. Vogliamo contribuire ad aprire una nuova fase che metta le ali e faccia decollare, rafforzandone il ruolo, le istituzioni pubbliche locali, facendole diventare il "motore" dello sviluppo economico e sociale del territorio, qualificando e potenziando la rete dei servizi locali a supporto di un welfare locale solidaristico.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario che il nuovo contratto sia attento, funzionale e rispondente alla rete dei servizi locali che, per quanto ci riguarda, significa piena valorizzazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nei servizi locali.
Entrando nello specifico della nostra piattaforma rivendicativa, penso sia cosa utile riproporre alcuni ragionamenti in essa contenuti, non perché gli altri non rivestano altrettanta importanza, ma semplicemente per sintesi espositiva.

STRUTTURA, ASSETTO CONTRATTUALE E QUESTIONE SALARIALE

Abbiamo ribadito l'insostituibilità del Contratto Collettivo Nazionale, in quanto elemento centrale del nostro ordinamento e garante di trattamenti universali, così come abbiamo riconfermato e posto il problema del rafforzamento del secondo livello di contrattazione.
Un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro che deve mantenere unite le realtà forti e quelle deboli del Comparto, evitando inutili spinte individualistiche presenti tra le nostre controparti, ma che a volte affascinano anche settori sindacali, che, se passassero, produrrebbero da un lato l'indebolimento delle strutture più piccole e, dall'altro, la possibilità da parte di politici ed amministratori di ridiscutere tutto, cercando equilibri diversi anche in quelle più grandi.
Una cosa è riconoscere la parcellizzazione del comparto delle Autonomie Locali, riconoscere una diversificazione dello stesso in termini di dimensioni degli Enti e tipicità funzionale degli stessi, altra cosa, assolutamente inaccettabile, è la sua messa in discussione attraverso il proliferare di contratti alternativi e sostitutivi.
Il tema delle messa in campo di politiche contrattuali capaci di riconoscere e valorizzare le specificità presenti nel comparto non è nuovo. Come sindacato ci siamo posti il problema di costruire un modello contrattuale in grado di misurarsi con il governo complessivo dei servizi locali e di cogliere ed esaltare, al contempo, le specificità e le articolazioni presenti al suo interno: si tratta in sostanza di dare continuità al lavoro iniziato nella stagione contrattuale 1998-2001, che su questo terreno si è ampiamente cimentata.
Siamo consapevoli che non è più tempo di operare improprie generalizzazioni, che produrrebbero inutili e anacronistiche equivalenze; è invece necessario lavorare per riportare a sintesi l'insieme degli elementi e dei contenuti del lavoro, all'interno di un sistema contrattuale complesso ed è proprio partendo da queste motivazioni che indichiamo la necessità di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Un Contratto Collettivo Nazionale più forte, che deve rappresentare sempre più l'insieme dei diritti individuali, le regole del rapporto di lavoro e che deve assolvere al ruolo di autorità salariale.
Qui si colloca la questione salariale, una questione per noi fondamentale per il rilancio del comparto: da un lato si tratta di garantire aumenti contrattuali in grado di tutelare pienamente il potere d'acquisto delle retribuzione e dall'altro si tratta di aggredire - mettendo a disposizione ulteriori risorse - lo scarto economico negativo che a tutt'oggi caratterizza le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori delle Autonomie Locali rispetto agli altri comparti pubblici.
Accanto a questo, individuiamo un secondo livello di contrattazione, anch'esso rafforzato, inteso come strumento di raccordo con le singole realtà che deve saper rispondere ai loro bisogni e alle loro esigenze , capace di caratterizzarsi sul versante della democratizzazione delle scelte organizzative, di valorizzare il lavoro, la sua qualità e l'accrescimento professionale delle lavoratrici e dei lavoratori.
Un secondo livello di contrattazione, dunque, che deve disporre di risorse economiche aggiuntive legate alle reali condizioni dell'Ente, rimuovendo quelle limitazioni e quei vincoli oggi esistenti.
LE RELAZIONI SINDACALI

La conferma del sistema di relazioni sindacali, strutturate attorno agli istituti dell'informazione, della concertazione e della contrattazione, è per noi elemento irrinunciabile
E' del tutto evidente, però, che il suo consolidamento passa attraverso una pratica quotidiana rigorosa e rispettosa delle norme e delle procedure attualmente previste, in particolare per quanto riguarda le decisioni sugli assetti organizzativi degli Enti e la distribuzione delle risorse e del salario accessorio.
Vi è una tendenza delle nostre controparti ad assumere, su questi temi, ruoli impropri.
Cosi come dobbiamo respingere quei comportamenti tesi a ritenere il confronto con le organizzazioni sindacali un vincolo e un' inutile perdita di tempo anziché un'opportunità.
Un sistema di relazioni sindacali che non vogliamo solo difendere, ma che pensiamo vada ampliato e rafforzato coerentemente con le dinamiche che stanno investendo le Autonomie Locali e che hanno ripercussioni pesanti sulle lavoratrici e i lavoratori, sulle loro condizioni di lavoro e sulla garanzia del mantenimento del posto di lavoro.

ESTERNALIZZAZIONI E PRIVATIZZAZIONI

Il tema delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni dei servizi locali è certamente uno di quelli che deve trovare all'interno del sistema di relazioni sindacali un più adeguato e certo momento di confronto.
La crescente tendenza all'abbandono della gestione diretta dei servizi, spesso senza una discussione preventiva con le organizzazioni sindacali e più in generale l'assenza di un bilancio sulle conseguenze di queste politiche, giustifica ampiamente la nostra richiesta.
Spesso queste scelte si traducono in peggioramento della qualità, aumento dei costi a carico delle famiglie, perdita di posti di lavoro o peggioramento sensibile delle condizioni di lavoro, in termini di diritti e di salario.

LA CLASSIFICAZIONE, LE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E LE RISORSE PER LA CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO

La riforma della classificazione rappresenta una delle principali innovazioni introdotte nel comparto. La piattaforma ne ha confermato l'impalcatura complessiva, basata su quattro categorie e su sviluppi orizzontali ad invarianza di mestiere e sviluppi verticali tra categorie: vale a dire un sistema coerente con le disposizioni di legge in materia e con i principi costituzionali.
Quattro categorie all'interno delle quali vige l'equivalenza delle mansioni, ovviamente rapportate ad ogni singolo profilo, quindi quattro posizioni giuridiche.
In questa direzione va la richiesta di chiarimento definitivo della questione dell'ingresso intermedio delle categorie B e D, ingresso previsto unicamente per evitare trattamenti economici diversificati a parità di lavoro - leggi salario d'ingresso- e non certamente per spezzettare giuridicamente le categorie.
Si pone inoltre, alla luce delle dinamiche che hanno caratterizzato la contrattazione decentrata integrativa in tema di sviluppo professionale, la necessità di ridare "fiato" al sistema, prevedendo ulteriori parametri di sviluppo economico nell'intreccio tra categorie.
Occorre, inoltre, rendere coerente il sistema e aggiornare la collocazione dei profili in relazione alle innovazioni di legge e al mutare dei requisiti scolastici previsti per talune attività.
In particolare per quanto riguarda i profili culturali, scolastico-educativi e della formazione professionale socio-sanitario-assistenziale, della comunicazione, dei servizi demografici (anagrafe, stato civile, elettorale), ecc.

POSIZIONI ORGANIZZATIVE E RISORSE AGGIUNTIVE

Nella piattaforma abbiamo posto la questione delle posizioni organizzative in termini di modalità di attribuzione, di garanzie nei casi di revoca e di chiarezza sul finanziamento.
E' necessario, fermo restando l'attuale sistema di finanziamento dei fondi e senza intaccare il sistema di relazioni sindacali, prevedere l'imputazione dei relativi oneri a carico dei bilanci degli Enti.
Per quanto concerne le risorse per la contrattazione integrativa, non solo si ribadisce la conferma degli stanziamenti attualmente messi a disposizione, ma riteniamo necessario semplificare le condizioni e le modalità per il reperimento di ulteriori risorse.
Si tratta concretamente di superare la norma sperimentale dell'art.5 del CCNL 5-10-2001, che ha dimostrato la sua inadeguatezza, riconducendo il tema del reperimento delle risorse aggiuntive esclusivamente alla capacità di bilancio dell'Ente

Significative sono anche le parti della piattaforma dedicate alle specificità professionali, come quelle dell'area scolastica ed educativa, dell'area della vigilanza, dell'area socio sanitaria ecc, che per economia di tempo evito di riprendere nel dettaglio, ma che è ben esplicitata in piattaforma.
Analogo ragionamento vale per i temi della formazione ed aggiornamento professionale e per quelli relativi all'armonizzazione di alcune norme contrattuali.
Infine, in questa tornata contrattuale, deve trovare definizione e piena operatività la previdenza complementare.
Come dicevo all'inizio di questa mia comunicazione, la consultazione che si è sviluppata tra le lavoratrici e i lavoratori del comparto ha sostanzialmente condiviso l'impianto strategico e rivendicativo della vertenza e le osservazioni e i suggerimenti emersi, tra l'altro coerentemente con l'impianto della piattaforma, vengono assunti dalle Segreterie Nazionali e costituiscono un completamento della nostra proposta.

IL LAVORO DI QUESTI MESI E LE PROSPETTIVE DEL NEGOZIATO

In questi mesi, come Segreterie Nazionali, abbiamo accompagnato la piattaforma con un'intensa attività informativa, di confronto a tutto campo.
Significativi sono stati gli incontri con le associazioni datoriali, incontri di natura politica utili a rappresentare le rispettive esigenze e priorità.
I confronti si sono svolti nel periodo di discussione della legge Finanziaria 2003. In quella sede abbiamo ribadito da un lato la nostra disponibilità ad una battaglia comune per il rafforzamento delle autonomie, dall'altro abbiamo esplicitato con chiarezza che le difficoltà di carattere generale non potevano e non possono trasformarsi in un alibi per determinare un contratto di basso profilo e di scarsa qualità.
Di particolare rilievo la convergenza raggiunta tra FP CGIL, FPS CISL, FPL UIL, le associazioni ANCI, UPI e Conferenza delle Regioni, che si è tramutata in una richiesta al Governo finalizzata all'esclusione degli oneri relativi agli aumenti contrattuali dal Patto di stabilità, tema rimasto inevaso, ma che a mio avviso, nell'ambito del negoziato per il rinnovo del Contratto Nazionale potrebbe essere utilmente ripreso.
Intenso è stato il nostro impegno sulla vertenza generale relativa al reperimento delle risorse per il rinnovo dei contratti.
Abbiamo posto con forza, al centro delle nostre rivendicazioni, la difesa dei contenuti dell'accordo del 4 febbraio.
Quell'accordo rappresenta la base di partenza per affrontare la stagione contrattuale: piena tutela del potere d'acquisto, primato della contrattazione sulla legislazione e verifica dei processi di privatizzazione. Questi i principali temi in esso contenuti che devono trovare soluzione nei contratti.
E' del tutto evidente che la difesa di quei contenuti passa attraverso una lettura aggiornata dell'accordo. Per rispettare l'obiettivo della tutela del potere d'acquisto occorre aggiornare i parametri economici di riferimento e per queste ragioni il 13 dicembre abbiamo scioperato.
Sulla mobilitazione e sugli spazi che si sono aperti ho già detto in precedenza. Voglio invece segnalare l'iniziativa che abbiamo assunto, sempre nell'ambito della vertenza, richiedendo al Governo, proprio alla luce delle difficoltà che vi ho rappresentato, l'attivazione di un tavolo triangolare Governo - Associazioni degli Enti - Organizzazioni Sindacali, per valutare la situazione complessiva e per determinare una direttiva per il rinnovo del contratto, che tenga conto anche dei problemi e delle richieste da noi avanzate.
In conclusione, riteniamo che in questo complicato quadro, il rapporto tra Segreterie Nazionali e territori vada rafforzato, al fine di costruire una sinergia positiva in grado di affrontare collettivamente le tappe del negoziato e le priorità rispetto all'insieme dei temi posti nella vertenza per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2002-2005.
Sono personalmente convinto che se riusciremo a tenere assieme la necessità di innovare il sistema delle autonomie con il rafforzamento del secondo livello di contrattazione, dentro un quadro di tenuta forte del Contratto Collettivo Nazionale, riuscendo così ad affermare un nuovo protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori capace di produrre cambiamenti organizzativi finalizzati al miglioramento dell'efficacia dei servizi locali, la sfida che abbiamo lanciato si trasformerà in un contratto di qualità.

Roma, 11 febbraio 2003