Attivo Nazionale sui nidi e la scuola dell’infanzia Roma 22
febbraio 2005
RELAZIONE di Gian Guido Santucci
Quadro
generale/ Situazione della scuola dell’infanzia
-
Nell’ambito dell’iniziativa più generale assunta dal sindacato per il
rinnovo dei contratti e la difesa del lavoro pubblico, che avrà come
momento centrale lo sciopero nazionale che si terrà il prossimo 18 marzo,
la questione dei servizi scolastici e educativi gestiti dagli Enti Locali
diventa sempre di più rilevante dopo che, per il quarto anno consecutivo,
con i tagli operati dalla Finanziaria nei confronti dei comuni la
riduzione dell’investimento pubblico in quest’attività rischia di avviare
un processo di progressiva decadenza che, se non fermato in tempo, potrà
diventare inarrestabile.
-
Per questa
ragione abbiamo deciso, con la riunione d’oggi, di fare il punto della
situazione e rilanciare l’iniziativa della categoria, anche in previsione
dei prossimi appuntamenti che abbiamo messo in cantiere con la CGIL
Confederale ed al sindacato Scuola sul tema dei servizi all’infanzia, tra
i quali una grande manifestazione da tenersi a Roma dopo le elezioni
regionali alla presenza del segretario generale della CGIL Epifani, per
rilanciare la “vertenza infanzia” in tutto il paese.
-
Abbiamo
intenzione di arrivare a quest’incontro con un nostro percorso vertenziale
già avviato perché vogliamo caratterizzare l’appuntamento con la
Confederazione ed il sindacato della Scuola non per riproporre ancora una
volta la nostra generica contrarietà alle politiche del Governo nei
confronti dei servizi all’infanzia gestiti dagli Enti Locali, ma per dare
risposte concrete ed esaurienti sia ai lavoratori del settore (a tutela
della loro professionalità, dei diritti acquisiti e della stabilità del
posto di lavoro), che alle famiglie che chiedono sempre di più luoghi
qualificati a disposizione per dare ai propri bambini la dovuta
attenzione non solo sul piano della custodia ma anche della crescita e
dello sviluppo evolutivo.
-
Tutto ciò
perché il tema dell’infanzia rappresenta per tutti noi uno snodo
essenziale della battaglia più generale intrapresa da tempo dalla CGIL
per la difesa dello stato sociale e dei diritti universali.
-
Riprendere
l’iniziativa vuole dire quindi attivare vertenze in tutto il paese per
difendere i diritti dei bambini e delle famiglie e quelli delle
lavoratrici e dei lavoratori del settore che più d’ogni altro in questo
momento rischiano di vedere cancellati i propri diritti ed il
riconoscimento della dignità del lavoro;
-
Le
difficoltà incontrate dagli Enti Locali in questa legislatura sul piano
economico hanno inciso pesantemente e negativamente sulle prestazioni ed
i servizi erogati alla cittadinanza; fino ad oggi la nostra iniziativa,
pur nella consapevolezza di quanto stava accadendo, per necessità
si è rivolta essenzialmente a salvaguardare i servizi esistenti, per
impedire la chiusura dei nidi e delle scuole materne, salvando così posti
di lavoro che altrimenti si sarebbero persi con conseguenze terribili per
i lavoratori coinvolti.
-
Quanto
accaduto fino ad ora è coerente con il modo d’intendere dell’attuale
maggioranza di Governo ed applica un chiaro disegno politico che vuole
disimpegnare lo Stato e le sue articolazioni da ogni implicazione
gestionale diretta del sistema dei servizi alla cittadinanza; ciò per
aprire un immenso nuovo mercato d’attività a soggetti terzi ( soprattutto
privati) in base al presupposto che attraverso la liberalizzazione dei
servizi erogati al cittadino lo Stato ne ricaverebbe il beneficio dello
sgravio dei costi diretti di gestione e maggiori introiti per i diritti di
concessione ai privati, scaricando direttamente sul cittadino le
conseguenze di questa nefasta operazione.
-
Tale impostazione vede
assolutamente contraria la FP CGIL , senza se
e senza ma.
-
Nel nostro
caso la politica dei tagli ha obbligato gli enti a fare scelte che pur
confermando il ruolo e la presenza del servizio pubblico ne hanno
comportato un forte ridimensionamento aprendo così nuovi spazi
all’intervento privato nella gestione dei servizi all’infanzia, in
particolare per i nidi aziendali che , per precisa scelta del Governo
hanno ottenuto finanziamenti nazionali che ignorano il ruolo e le
competenze degli enti locali.
-
Ciò come
abbiamo visto rappresenta una precisa scelta politica nella quale viene
non solo depotenziato il ruolo dell’ente locale nella gestione delle
politiche dell’infanzia nel proprio territorio ( così come dovrebbe essere
in base alla legge) ma anche attentato il principio di attenzione agli
aspetti della crescita e dello sviluppo evolutivo del bambino che hanno
fin qui caratterizzato la nostra scuola dell’infanzia portandola a livelli
di eccellenza riconosciuti in tutto il mondo.
-
Tali
scelte mirano a scardinare l’attuale impostazione dei servizi
all’infanzia che pone grande attenzione ai problemi della crescita e
dello sviluppo del bambino, per passare ad un altro modello nel quale
l’aspetto essenziale è soltanto la custodia del bambino durante l’orario
di lavoro del genitore.
-
Così
facendo i servizi all’infanzia rischiano di diventare, se non fermeremo
questo processo, un grande affare economico per i nuovi soggetti che si
candidano alla loro gestione, perché a quel punto serviranno meno addetti
e meno professionalità nella conduzione del servizio; un strumento, in
caso di nidi aziendali, a sostegno di processi di fidelizzazione e
controllo dei lavoratori da parte delle aziende .
-
In questo
contesto è evidente il rischio di marginalizzazione degli enti
locali,dovuto alle crescenti difficoltà economiche ed a costi di gestione
sempre più rilevanti, per un servizio indubbiamente di maggiore qualità ma
non competitivo economicamente con il privato, può comportare l’avvio di
un processo di decadimento che potrebbe diventare inarrestabile con
danni gravissimi sia per la cittadinanza che per le migliaia di operatori
del settore .
-
Fortunatamente da parte
del mondo delle autonomie, soprattutto ANCI ed alcune Regioni, ci si è
mossi per contrastare questa politica del Governo ricordando, la prima,
l’importanza del sistema educativo scolastico che la legge assegna ai
comuni che non può essere assolutamente messo in discussione con i tagli
effettuati in finanziaria,
le seconde
con il ricorso in sede di Cassazione contro il Fondo di rotazione
istituito dal Governo per finanziare direttamente i nidi aziendali .
-
Anche al
livello parlamentare va inoltre evidenziato l’elemento di novità
rappresentato dalla legge d’iniziativa popolare dei DS che, se
apprezzabile sul piano dei principi enunciati, mostra tuttavia forti
lacune e carenze sul piano del merito, in quanto non rappresentativa
delle esigenze reali del complesso mondo della scuola dell’infanzia
riferito alla realtà degli EELL.
-
Qualcosa
quindi al livello istituzionale si è mosso ed è importante per il proseguo
della nostra azione sapere che da parte del sistema delle autonomie, e
delle forze politiche, è possibile trovare interlocutori attenti e
disponibili riguardo il futuro dei servizi educativi e scolastici degli
Enti Locali.
-
Nel
leggere il rapporto licenziato dall’istituto degli innocenti sullo stato
della scuola dell’infanzia nel nostro paese vediamo la drammatica conferma
delle nostre preoccupazioni: cala il monte degli investimenti a fronte
della crescente domanda di servizi per l’infanzia; negli ultimi 10 anni
si sono costruiti meno di 400 edifici scolastici in italia mentre sono
cresciuti esponenzialmente i nidi privati (soprattutto quelli aziendali)
con un incremento di oltre il 20% rispetto il dato iniziale; il numero
degli addetti con il contratto degli enti locali continua a calare, tant’è
che appare quasi miracoloso il recente bando del Comune di Roma per 150
educatori di asilo nido; nel 2002 l’incidenza posti nido-popolazione di
0-2 anni era del 7,4 mentre l’incidenza delle domande sulla popolazione
era del 9,9 ; oggi sappiamo che il primo dato si è abbassato per via ed
il secondo è cresciuto per via dell’aumento di natalità, anche se non
testato ufficialmente; comunque sempre ben al di sotto della media
europea assestata intorno all’ 13% .
-
In questo
quadro, anche se è pleonastico ripeterlo, la situazione delle regioni
Centro Meridionali, con la sola eccezione della provincia di Roma nel
Lazio, è in condizioni tali da non poter in alcun modo affermare
l’esistenza di una rete di servizi all’infanzia integrati e coordinati tra
di loro, ma solo presenze sporadiche assolutamente fuori da ogni logica di
programmazione.
-
Insomma
una situazione che, di per se, anche senza considerare i recenti
interventi che ha fatto questo Governo con i tagli alle risorse degli
Enti e le acuite difficoltà per ottenere i finanziamenti diretti dal
Ministero della Pubblica Istruzione, presenta un quadro nel quale si vede
una scuola dell’infanzia in crescente difficoltà che sta perdendo la sua
funzione essenziale di primo momento fondamentale per la crescita, la
formazione e lo sviluppo delle nuove generazioni.
-
La
situazione che abbiamo appena descritto è abbastanza rappresentativa
degli infiniti problemi che ci troviamo ad affrontare e che non possiamo
più glissare se non vogliamo assistere, come abbiamo già detto, ad una
breve e progressiva mutazione in direzione di un servizio educativo e
scolastico all’infanzia non più inteso come luogo di crescita sviluppo
ed apprendimento, bensì come parcheggio per sopperire alle difficoltà
della famiglia di custodia dei propri figli nel ciclo 0-3 anni ( a meno di
condizioni economiche possedute dalla famiglia tali da consentire un
attenzione allo sviluppo socio educativo più consono alle reali esigenze
del bambino).
-
Per queste
ragioni ci vediamo oggi, a distanza di due anni dal convegno di Bologna
che tenemmo insieme alla Scuola sulle condizioni della scuola
dell’Infanzia, per riprendere con forza l’iniziativa questa volta insieme
alla CGIL Confederale,
-
Ciò perché
è forte in tutta l’organizzazione la consapevolezza della posta in gioco e
delle inevitabili conseguenze che potrà avere l’esito di questa partita
complessa e difficile sull’ iniziativa promossa dal sindacato sulla
questione dei diritti universali e di cittadinanza.
-
Come
abbiamo già detto non possiamo assistere inerti al progressivo
smantellamento di una parte importante del servizio pubblico che riguarda
peraltro la tutela dei diritti di cittadini più deboli ed indifesi quali
sono i bambini.
-
La
categoria della FP CGIL ha in questo ambito il compito più gravoso che è
quello di difendere, attraverso la contrattazione, il valore sociale e
pedagogico della nostra scuola, intervenendo sulle condizioni e le
modalità di lavoro degli educatori e degli addetti, trovando nuove
soluzioni che attraverso nuovi approcci consentano di costruire una
offerta di servizio pubblico conveniente sul piano economico e della
qualità delle prestazioni erogate .
-
A nostro
giudizio non ci sono alternative al riguardo, non è più possibile
praticare una politica di difesa dell’esistente, rappresentando soltanto
il mondo circoscritto del contratto degli Enti Locali; dobbiamo fare i
conti con una realtà esterna, sempre più presente ed invadente, che
condiziona pesantemente, ogni giorno, di più le nostre azioni e le nostre
scelte.
-
Per tutti
questi motivi la FP CGIL, insieme alla Confederazione CGIL ed al
sindacato della Scuola, ha deciso di riprendere il percorso unitario
volto a determinare in tutto il territorio nazionale vertenze a sostegno
del modello pubblico dei servizi educativi e scolastici gestiti dagli
enti locali sulla base del percorso già individuato tre anni fa quando
lanciammo insieme al sindacato scuola la “vertenza infanzia”.
-
Oggi, la
presenza del livello Confederale CGIL può rappresentare un salto di
qualità, che è mancato all’inizio delle vertenza, sia nei confronti
delle istituzioni al momento della discussione dei bilanci che nei
rapporti con il mondo esterno, con il quale è necessario interagire per
trovare le giuste soluzioni a tutta la complessa problematica legata ai
servizi per l’infanzia
-
In
particolare, sui bilanci e la loro predisposizione in sede regionale e di
comune, la categoria dovrà sicuramente essere messa in condizioni di
esprimere il proprio punto di vista sugli stanziamenti che verranno
destinati alle politiche del welfare ed in particolare ai servizi
all’infanzia;
per evitare
distrazioni di risorse, come quello recentemente effettuato dalla regione
Lazio che ha destinato 2 milioni di euro agli asili nido parrocchiali, che
a nostro giudizio penalizzano fortemente le prospettive delle generazioni
cui in futuro spetterà la guida del nostro paese.
-
Servirà
anche sollecitare, a livello Confederale e di Categoria, CISL e UIL ad un
comune lavoro su tutta questa partita, con un loro forte coinvolgimento
sin dal convegno nazionale che terremo dopo le elezioni regionali.
-
Ciò anche
per chiedere unitariamente un pronunciamento chiaro da parte delle Regioni
e dell’ANCI del ruolo pubblico che deve avere in questo paese il sistema
dei servizi educativi all’infanzia in un contesto nel quale spetta
all’Ente Locale il compito di gestire direttamente il servizio nonché di
accreditare, verificare e controllare l’analoga attività gestita dal
privato.
-
Ciò,
quindi, nell’osservanza di standard quali-quantitativi che riguardino le
modalità operative, i controlli sanitari, gli ambienti, i requisiti
professionali richiesti agli operatori, il contratto di lavoro, il sistema
dei diritti e tutele da applicare agli operatori.
-
Le regole
di carattere generale che vogliamo osservate in egual misura in tutto il
sistema dei servizi all’infanzia gestito sia dal pubblico che dal privato
rappresentano il modo per contenere e fermare la crescente presenza dei
privati in questo sistema ed i processi di esternalizzazione e
privatizzazione sempre di più praticata dai Comuni come soluzione ai loro
problemi di bilancio.
-
Non è più
possibile fare finta di nulla ed ignorare questi processi; il nostro
sforzo è quello di capire concretamente come fare convivere queste diverse
presenze facendone non più ragione di conflitto bensì di arricchimento e
crescita collettiva.
-
Per
ottenere ciò basta richiamare i temi della vertenza infanzia da tempo
pubblicati e noti a tutti e che in sintesi possono essere così riassunti:
In ogni Comune capoluogo di provincia esiste una rete territoriale di
servizi all’infanzia gestita dall’Ente pubblico; contribuiscono alla
creazione della rete il soggetto pubblico con le sue strutture e privati,
che possono compartecipare rispettando i requisiti di funzionamento
stabiliti dall’Ente gestore nell’ambito dei criteri generali determinati
in sede di legge regionale.
-
Quindi,
per il privato, dovranno essere rispettati i richiamati standard quali
quantitativi sia per garantire uniformità di prestazioni agli utenti che
il rispetto delle regole contrattuali agli operatori; l’apertura alle
necessità territoriali ( in caso di nidi aziendali) di parte dei posti
disponibili.
-
Per
rendere realizzabili questi obiettivi la categoria ha lo strumento del
CCNL da applicare in sede locale; poter sfruttare da subito le opportunità
da questo fornite può rappresentare un formidabile impulso alla vertenza
se troveremo interlocutori capaci e sensibili in grado di condividere
l’idea di un modello di comune equo e solidale, che veda la
partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni.
-
Ciò in un
quadro di esperienze pilota che possono diventare dei veri e propri
laboratori di sperimentazione e di avanzamento della qualità della
contrattazione che coniughino l’applicazione contrattuale alla efficacia
ed alla qualità del servizio reso, in un’ottica espansiva delle attività
dell’ente locale.
-
Si può
pensare al riguardo a tre esperienze, una del Nord, una del Centro ed a
una del SUD; per quest’ultima in particolare pensiamo al Comune di Bari
il cui sindaco ha già espresso la sua disponibilità ad aprire un confronto
su questi temi, coerentemente a quanto espresso dal suo programma di
Governo espresso al momento del suo insediamentoi.
-
In merito
alla questione delle risorse, il nodo è rappresentato dalla scarsità di
risorse che sono a disposizione dei fondi di amministrazione degli Enti; è
evidente che in un simile contesto parlare d’investimenti aggiuntivi ai
servizi per l’infanzia rischia di diventare un affermazione priva di
fondamento. Se ragioniamo però in termini diversi la prospettiva cambia
radicalmente, si aprono nuovi percorsi che meritano di essere verificati:
in particolare: protocolli territoriali con il Ministero della Pubblica
Istruzione sui servizi comuni nelle scuole materne che ne prevedano la
compartecipazione economica; con più soggetti privati associati, per la
costruzione della rete dei servizi all’infanzia, si possono ipotizzare nel
rispetto di regole certe ed uniformi, il concorso economico nella
realizzazione di nuove strutture (magari sostenuto da sgravi fiscali);
l’eventuale utilizzo di personale comandato dipendente dell’ente locale o
risultato idoneo in graduatorie concorsuali pubbliche.
-
Ciò è
possibile perché Il nostro CCNL non esclude la possibilità delle
compartecipazioni e delle convenzioni; non solo, sia il contratto che la
legislazione vigente, non vietano la possibilità di utilizzare nella rete,
ove costituita, personale dipendente dell’ente locale o il personale
risultato idoneo ai concorsi ed in graduatoria utile.
-
Questi
esempi, tutti da verificare nella praticabilità, indicano con chiarezza
che un ragionamento sulla applicazione del contratto per risolvere i
problemi dei servizi educativi e scolastici se ricondotto all’interno
della consueta contrattazione decentrata non offre prospettive; se
affondiamo invece questa problematica in maniera diversa ( sempre comunque
ricondotta nell’alveo della gestione e del controllo diretto dell’Ente
Pubblico ) si pare una nuova prospettiva che merita di essere valutata in
tuta la sua potenzialità.
-
Siamo
convinti che una proposta credibile di servizio educativo offerto alla
cittadinanza nei termini che pensiamo possa catturare l’attenzione del
privato in termini di convenienza per la qualità del servizio erogato ed
in termini di contenimento dei costi se nelle condizioni sopra descritte;
peraltro nel rispetto della contrattualistica che dovrà essere applicata
che noi, come è noto, affermiamo debba essere quella degli EE.LL.
-
Siamo
consapevoli che un’ approccio diverso alla questione di cui
parliamo comporta affrontare problemi di non poco conto quali:la
questione contrattuale, la classificazione del personale, i regimi orari,
la formazione professionale. Se non affrontati non sarà possibile
realizzare l’intreccio con la presenza privata che già oggi agisce
all’interno dei nostri settori con situazioni contrattuali molto
diversificate al loro interno.
-
Uno dei
primi problemi che dovremo affrontare, insieme alla CGIL Confederale,
sarà quello di ricomporre l’attuale dumping contrattuale presente
all’interno del settore, soprattutto per evitare che il permanere delle
attuali differenze possa comportare anche nel futuro scelte legate
essenzialmente al contenimento del costo del lavoro e, pertanto
all’adozione di contratti con minori tutele e diritti per i lavoratori, e
non sulla qualità del servizio svolto a favore del bambino.
-
Avremo
quindi sin dai prossimi giorni un grande lavoro da svolgere se vogliamo
dare corpo a tutte le cose che abbiamo detto, sviluppando un percorso
vertenziale in grado di dare risposte concrete alle tante obiezioni che
ci verranno poste, una volta aperto il confronto con le controparti.
-
Per questo
motivo riteniamo essenziale procedere urgentemente in termini
organizzativi chiedendo alle strutture territoriali di riconfermare o meno
il vecchio coordinamento nazionale; di nominare un rappresentante per
regione al costituendo gruppo di lavoro che avrà l’incarico di collaborare
con il nazionale per la stesura di un documento che affronti e risolva gli
innumerevoli problemi che la vertenza infanzia pone alla nostra attenzione
-
Ciò perché
abbiamo la necessità, se non vogliamo vanificare la riunione di oggi, di
rendere operativi i nostri ragionamenti e la discussine che seguirà con un
primo appuntamento a carattere seminariale che si dovrà tenere prima del
29 marzo, data in cui si svolgerà un incontro con i responsabili regionali
di categoria e confederali per preparare la manifestazione nazionale con
il segretario della CGIL..
-
Pertanto
con questi compagni/e metteremo in piedi una discussione volta a trovare
in tempi rapidi indicazioni sul percorso contrattuale e vertenziale che
dovremo attivare da oggi in poi sulla questione dell’infanzia; soluzioni
che dovranno poi diventare patrimonio comune dell’intera organizzazione;
-
Nello
stesso tempo il coordinamento si farà carico di raccogliere dati e
conoscenze sulle esperienze maggiormente significative che andremo a
realizzare nei territori per renderle anch’esse patrimonio comune di
tutti., creando un osservatorio della contrattazione da mettere a
disposizione di tutte le strutture
-
Per quanto
riguarda invece i territori è necessario iniziare ad avviare un
ragionamento, in termini di piattaforma rivendicativa, per la costruzione
della rete dei servizi all’infanzia coinvolgendo la struttura Confederale
ed il sindacato della Scuola sulla base delle indicazioni date dalla
lettera a firma Podda, Panini, Piccinini dello scorso settembre per
l’avvio della vertenza .
-
Penso in
conclusione che anche se la partita è estremamente difficile e complessa,
è in noi la possibilità di cambiare una tendenza a dismettere la presenza
pubblica nel comparto delle Autonomie Locali che va combattuta fermente
perché in essa sono presenti contenuti antidemocratici ed illiberali
portatori di una idea di disprezzo del valore e della dignità dei singoli
e della collettività.
-
Per questo
serve una nuova consapevolezza, un diversa capacità di stare in campo per
poter trovare nuove modalità e risorse per battere definitivamente queste
assurde idee di privatizzazione e dismissione e costruire un modello
diverso, più moderno ed attuale, in grado di riaffermare non solo il ruolo
fondamentale del servizio pubblico ma anche quello di una scuola
dell’infanzia capace realmente di educare e di rendere protagonisti del
loro futuro i nostri bambini.
|